Rigenerare la Lombardia e il Lodigiano partendo dai tanti punti di eccellenza esistenti: Gianluigi Scotti non ha ricette magiche per la Regione, ma crede in quello che fa e nel suo ruolo civico. Con una famiglia originaria di San Colombano, cresciuto a Casale, Gianluigi Scotti, Gigi per gli amici, ha 39 anni, è sposato con due figli ed è commercialista e imprenditore. Da cinque anni si occupa della ditta Sillaro, una realtà storica del Lodigiano, e dal 2011 è presidente di Lodi Export, un consorzio di imprese che punta su internazionalizzazione e commercio con l’estero. É la prima volta che si occupa di politica in modo attivo.
Un esponente della società civile prestato alla politica, dunque?
«Sì. Io sono nella società civile e intendo ritornarci. Sono stato contattato direttamente da Umberto Ambrosoli per portare un contributo civico sul territorio, ed è quello che cerco di fare al meglio. Ma comunque vadano le elezioni il mio posto è nella società civile, dove peraltro credo che la politica dovrebbe attingere più spesso risorse umane, competenze e professionalità. Bisogna rigenerare la Regione, azzerando certe logiche e privilegiando invece il lavoro, la concretezza, il fare».
Da dove si parte?
«Dalle eccellenze che pure esistono, recuperando alla cosa pubblica persone di valore, sia in termini di progetti che di imprese. Per il Lodigiano penso che si debba ripartire intanto dalla valorizzazione di due asset strategici come l’Università e il Parco tecnologico, e insieme ad essi la Fiera. Prima di tutto non bisogna sprecare quanto fatto finora, e poi non esistono ricette magiche per lo sviluppo e l’occupazione. Allora partiamo dalle cose che ci sono, e vediamo di farle funzionare al meglio. E intanto si lavora sui progetti».
In quale direzione si deve lavorare per lo sviluppo?
«Bisogna creare collaborazione, coinvolgere tutte le figure positive e valide a livello territoriale, senza guardare a scelte ideologiche o al colore della maglietta. Si possono realizzare reti d’imprese e di lavoro, consorzi e distretti produttivi. L’esperienza di Lodi Export è molto importante, l’esempio di come una piccola realtà possa dare un contributo concreto agli imprenditori, quando si lavora tutti insieme. E poi bisogna aumentare i collegamenti tra le reti d’imprese, mettere in connessione i territori e le idee, per creare un sistema Lombardia per l’impresa, capace di affermarsi in Italia e all’estero».
Collegare i territori, anche fisicamente?
«Il tema delle infrastrutture è centrale, sia per le imprese sia per i lavoratori, basti pensare a quanto lavoro ci sia da fare nel comparto ferroviario, decisivo per il nostro territorio e per i pendolari, e sul trasporto delle merci, oggigiorno fondamentale per le imprese. Senza trascurare le autostrade digitali, perché sulle tecnologie si deve puntare per restare al passo con i tempi».
Quale priorità nell’azione politica?
«Bisogna portare un grande rinnovamento, conquistare maggiori spazi e responsabilità per i giovani, che siano il motore di un nuova stagione. E poi per le imprese e i professionisti bisogna operare una reale semplificazione dell’attività burocratica e amministrativa, avvicinare gli enti pubblici ai cittadini e alle imprese con la trasparenza e la certezza degli atti e delle azioni».
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