La domenica mattina inizia al gazebo di piazza Vittoria, allestito per le primarie della Lega nord. Qualcuno sulla scheda ha scritto anche il suo nome, Andrea Gibelli, vice governatore di Regione Lombardia. Lui, invece, ha votato il segretario federale Roberto Maroni, «che in un momento così difficile si sta assumendo una grandissima responsabilità». Gibelli, assessore con delega all’industria e all’artigianato, ha consegnato insieme agli altri lumbard le proprie dimissioni al segretario Matteo Salvini, dopo l’arresto dell’assessore Domenico Zambetti, accusato di aver comprato un pacchetto di preferenze alla ‘ndrangheta per la sua elezione.
Cosa si sente di aver fatto in questi due anni per il Lodigiano?
«Prima di tutto cosa ha fatto il Lodigiano per me. Questo territorio ha riconosciuto nel 2010 il lavoro svolto a Roma e una volta diventato vice presidente di Regione Lombardia mi ha consentito di aprire un tavolo con tutte le amministrazioni a vario livello».
E cosa ha “portato a casa”?
«La capacità di fare sistema da parte di più soggetti, il Lodigiano da questo punto di vista è all’avanguardia. In questi due anni, inoltre, al Lodigiano sono arrivati 171 milioni di euro grazie all’Accordo quadro di sviluppo territoriale, una somma che ha permesso di mettere in campo 30 progetti, dal sostegno alle imprese alla semplificazione, dal turismo all’internazionalizzazione».
A cosa è servito l’assessorato itinerante?
«Ho utilizzato la mia normale giornata di lavoro per stare vicino alle imprese in un momento di difficoltà. Questo mi ha permesso di ascoltare il punto di vista delle aziende sulle misure promosse dalla Regione. Quasi 150 imprese in 55 tappe, un’esperienza che ha portato Maroni ad affidarmi la responsabilità politica degli “stati generali” della Lega nord, a Torino, ai tavoli di lavoro hanno partecipato anche due realtà del Lodigiano: la Zucchetti, leader mondiale del software, e la Audio Ohm di Codogno (frazione Maiocca), leader europeo per le componenti elettroniche per le principali case automobilistiche tedesche. Questo per dimostrare che c’è un sistema organizzato in un’ottica euroregionale».
Vista la situazione in Regione, costa sta facendo adesso? Sta portando avanti comunque i suoi impegni?
«Abbiamo consegnato le nostre dimissioni a Salvini perché dal nostro punto di vista c’è la necessità di fare chiarezza. Nonostante la Lombardia sia la regione migliore d’Italia, il sospetto della presenza della ‘ndrangheta richiedeva subito un chiarimento. Per questo la Lega ha rimesso le deleghe nelle mani del presidente, scadranno quando sarà presentata la nuova giunta. L’esperienza finisce nella giornata di domani (oggi per chi legge, ndr)».
Pensa di avere un incarico all’interno della giunta tecnica, nel caso in cui sia presentata?
«È una scelta che farà il mio partito».
Ritiene che si debba andare al voto prima di Natale o nella primavera 2013?
«Spero che si faccia chiarezza con il voto. Quando? Le regole sono previste dallo statuto e dalle legge elettorale, il ministro dell’Interno sta verificando l’interpretazione di alcune norme, in un lasso di tempo che è compreso tra dicembre e aprile».
Con quale legge? Con o senza listino bloccato?
«Credo che il listino debba essere tolto per costruire una legge che consenta alla gente di scegliere. Con una precisazione, però: il problema non è il listino ma come lo si utilizza. La Lega ha messo nel listino i militanti del movimento, il Pdl che oggi si straccia le vesti ci ha messo Nicole Minetti».
Lei ha intenzione di candidarsi?
«Sono un uomo di partito, è una scelta che spetta alla Lega».
La Lega non si è svegliata troppo tardi nel contestare i rapporti tra politica, affari e criminalità?
«Abbiamo iniziato a contestarlo quando lo abbiamo saputo, infatti abbiamo chiesto chiarezza»
Cosa pensa delle battaglie dell’opposizione in Regione?
«Un’opposizione “lampadata”, mi riferisco soprattutto al Pd. Tanto fumo e niente arrosto, non è mai uscita un’idea nuova nè per la Lombardia nè per il Lodigiano».
Il consigliere Fabrizio Santantonio ha lanciato il sindaco di Lodi, Lorenzo Guerini, come possibile candidato alle regionali, potrebbe essere un avversario?
«Guerini è dal ‘92 che ci prova, gli è andata male con prima Repubblica, non avuto un grande successo con la seconda e vedremo ora se gli andrà bene con la cosiddetta terza Repubblica».
Ci sarà un leghista alla guida della Regione Lombardia? È un sogno o una possibilità?
«È una delle richieste che un partito corsaro come la Lega fa, poi saranno gli elettori e il prestigio dei candidati a fare la differenza. La partecipazione nel week end alla nostra raccolta firme dimostra che è una carta che ci possiamo giocare fino in fondo».
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