
(ore 12.30) «Chi avrebbe detto che Donald Trump avrebbe vinto, con la sua campagna, non solo le presidenziali ma già le primarie? Abbiamo rispetto e collaboreremo con la nuova presidenza americana». Lo ha detto il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, intervenendo alla manifestazione dei sindaci ‘basta un Sì. Il rapporto Usa-Ue deve «a maggior ragione avere l’Italia protagonista», ha sottolineato.
(ore 10.10) Il presidente russo Vladimir Putin si è congratulato con Donald Trump per la vittoria nella corsa alla Casa Bianca. Secondo quanto riporta il sito del Cremlino, il leader russo ha inviato un telegramma di congratulazioni a Trump in cui gli augura «successo nel lavoro di responsabilità di capo di Stato». Nel messaggio, si legge nella nota, Putin ha espresso «la speranza di lavorare insieme per portare fuori dalla crisi le relazioni russo-americane e anche per affrontare le questioni più pressanti dell’agenda internazionale e cercare risposte efficaci alle sfide alla sicurezza globale».
Il presidente russo ha anche «espresso fiducia» nel fatto che «la ricostruzione di un dialogo costruttivo tra Mosca e Washington, che si basi su principi di parità, rispetto reciproco e di considerazione reale delle rispettive posizioni, risponde agli interessi dei popoli dei nostri paesi e di tutta la comunità mondiale».
(ore 9.40) «Gli elettori americani hanno dimostrato di non aver paura del cambiamento», questa la considerazione del console generale Usa a Milano, Philip T. Reeker, che ha definito questa «una giornata storica». Nel corso del benvenuto alla prima colazione post elettorale presso l’Hotel Excelsior a tutti coloro che - dice - «hanno seguito con trepidazione le nostre elezioni da tutto il mondo qui a Milano».
(ore 9.20) Sulla scia dei risultati delle elezioni Usa e della vittoria di Donald Trump, le Borse europee aprono in forte calo, giù mediamente di oltre il 2%. I mercati hanno sempre tifato per Hillary Clinton, mentre non apprezzano Trump, considerato troppo imprevedibile e fortemente orientato al protezionismo. Londra cede l’1,87%. A Milano l’indice Ftse Mib perde 2,41% a quota 16.409 punti. Francoforte scende del 2,87% e Parigi perde il 2,83%. Anche in Asia i listini sono in caduta libera, con l’eccezione di Shanghai, che scende in modo più contenuto. In calo di oltre il 2% i future di Wall Street, mentre il prezzo dell’oro è volato di oltre il 5%.
(ore 9) «Ho appena ricevuto una telefonata da Hillary Clinton. Si è congratulata con noi, ha detto noi, e io mi sono congratulato con lei e la sua famiglia per una campagna elettorale dura. Hillary ha lavorato tanto per il nostro paese e ha fatto molto per il nostro paese. Adesso dico ai repubblicani, ai democratici e agli indipendenti di unirsi. Sarò il presidente di tutti gli americani». Lo ha detto Donald Trump annunciando la sua vittoria alle elezioni di ieri, che ne fa il 45esimo presidente degli Stati Uniti. Nella sala dell’Hilton hotel di New York i suoi sostenitori hanno scandito più volte: «Usa, Usa, Usa»
(ore 8) Il dado è tratto, secondo i media Usa: il repubblicano Donald Trump ha vinto le elezioni presidenziali del 2016, sconfiggendo la rivale democratica Hillary Clinton. Un esito a sorpresa, ancora da ufficializzare nei numeri, ma dato per certo da Bloomberg, Wall Street Journal e altri media Usa.
MERCATI NEL PANICO Con Trump sempre più vicino alla Casa Bianca, i mercati sono nel panico. La Borsa di Tokyo ha chiuso in calo del 5,4% tanto che è stata convocata una riunione d’emergenza del governo: vi partecipano i vertici del ministero delle Finanze e della Banca Centrale. A Wall Street, i future registrano perdite che superano il 5%: S&P è a -5,01%, Nasdaq al -5,08% e Dow Jones a -4,30%. Per conto, l’oro considerato un bene rifugio nei momenti di crisi, guadagna il 5,4%, a 1337 dollari l’oncia.
L’INTUIZIONE PREOCCUPATA E VEGGENTE DI OBAMA «A prescindere da quello che accadrà, domani mattina il sole sorgerà e l’America sarà ancora la più grande nazione sulla terra»: queste le parole del presidente Barack Obama, rilanciato su Twitter da Buzzfeed quando ancora le chance della Clinton non erano ai minimi termini. È come se il presidente avesse in qualche modo preconizzato l’esito catastrofico per i democratici ma volesse rassicurare il Paese. La battaglia, ha aggiunto l’inquilino della Casa Bianca, è stata «faticosa, stressante e talvolta strana per tutti noi». «La nostra democrazia è sempre stata turbolenta e chiassosa», ha poi rassicurato Obama, «siamo passati attraverso elezioni difficili e che ci hanno diviso ma ne siamo sempre usciti più forti». Da qui, la certezza che chiunque sia il prossimo commander in chief, «l’America sarà ancora la più grande».
TRUMP AVANTI ANCHE NEL VOTO POPOLARE, +1,3 MLN CIRCA Donald Trump è avanti anche nel voto popolare su Hillary Clinton. Secondo la Fox il candidato repubblicano ha raccolto finora 55.066 milioni di voti, contro i 55.795 della candidata democratica. Una differenza che sfiora il milione e mezzo di voti.
GOP MANTIENE CONTROLLO CAMERA E ANCHE DEL SENATO Il Grand Old Party mantiene il controllo del Congresso, tanto alla Camera dei Rappresentanti che al Senato. Al Senato, secondo il New York Times, al momento il quadro sarebbe di 49 seggi ai repubblicani e 47 ai democratici (da notare comunque che in queste elezioni sui 100 senatori sono stati rinnovati solo 35 seggi). Alla Camera, che è stata completamente rinnovata, i democratici hanno ottenuto 169 seggi contro 231 dei repubblicani.
(Ore 6) Il candidato repubblicano Donald Trump avanza verso la Casa Bianca, dopo aver vinto anche in Ohio e in Florida. I fari sono ora tutti puntati sulla Pennsylvania, che porta in dote 20 grandi elettori e sul Michigan, che ne assegna 16. Avendo perso anche il Wisconsin e i suoi 10 grandi elettori (almeno secondo le proiezioni di Fox) le chance della democratica Hillary Clinton di vincere la presidenza sono davvero ridotte. Secondo la Cnn, Trump ha 232 grandi elettori contro i 209 di Hillary. La partita potrebbe finire alla pari, con 269 elettori ciascuno. Per garantirsi la Casa Bianca occorrono 270 grandi elettori, cioè la maggioranza assoluta dei 538 in palio. Se nessun candidato ottiene la maggioranza assoluta, il presidente viene eletto dalla Camera dei Rappresentanti che indica quello che ha rastrellato più grandi elettori.
MERCATI MONDIALI IN PICCHIATA, TEMONO VITTORIA TRUMP Cresce il nervosismo sui mercati mondiali per l’avanzata del candidato repubblicano. A Wall Street, i future sul Dow Jones si muovono in territorio negativo, con perdite superiori al 2%. Il peso messicano, che nell’ultimo mese è stato ancorato ai sondaggi sulle elezioni americane, ha bruciato il 9%, dopo aver toccato il minimo storico con un rosso superiore al 10%. Trump ha promesso un muro al confine con il Messico e l’intenzione di rinegoziare gli accordi commerciali. In Asia, la Borsa di Tokyo cede il 3% e quella di Hong Kong il 2,82%. Il dollaro è crollato contro l’euro e lo yen.
CAMERA RAPPRESENTANTI RESTA REPUBBLICANA, SENATO IN BILICO Il partito repubblicano ha mantenuto il controllo della Camera dei rappresentanti, secondo i calcoli di Nbc ed Abc, aggiudicandosi 235 deputati sui 435 totali, contro i 230 dei democratici. Ancora in bilico il Senato, che era in mano al partito dell’Asinello e dove sono in ballo 35 seggi su 100. Il Grand Old Party (Gop) controlla la Camera, rinnovata ogni 2 anni, dal 2010.
(ore 23)Tra poche ore il mondo conoscerà il nome del 45esimo presidente degli Stati Uniti, quando uno dei candidati raggiungerà la soglia dei 270 voti elettorali (o grandi elettori) necessari a vincere le elezioni. Bisogna ricordare che gli elettori statunitensi non eleggono direttamente il presidente, ma i 538 grandi elettori, divisi tra i 50 Stati (più il District of Columbia) in base alla popolazione: il candidato presidenziale che vince in uno Stato ottiene la totalità dei suoi grandi elettori (tranne in Maine e Nebraska), che poi eleggeranno il presidente
A decidere le elezioni saranno dieci Stati, quelli ancora “indecisi”, secondo i sondaggi e le proiezioni di Real Clear Politics e Five Thirty Eight, che assegneranno 127 grandi elettori. Mettendo insieme i dati complessivi, si può affermare che la candidata democratica Hillary Clinton, visti i sondaggi e la storia dei singoli Stati, abbia la certezza della vittoria in 17 Stati e nella capitale, per un totale di 231 voti elettorali, e il candidato repubblicano, Donald Trump, quella invece di assicurarsi i 180 voti elettorali dei suoi 23 Stati sicuri.
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