
Per oltre 360 anni ha guardato lo scorrere lento della vita di campagna dai bordi di una provinciale. Ha ascoltato le preghiere e le invocazioni dei devoti, ha regalato un’oasi di pace, ombra e quiete, forte di una storia secolare e densa di suggestioni. Spezzato in due da una violenta tromba d’aria l’11 giugno 2012, nonostante il tentativo di rimetterlo a dimora nella speranza che rifiorisse, oggi del Gabòn di Arcagna rimangono il ricordo immortale, il legno nodoso e i rami imponenti. Materiali con cui si stanno forgiano opere d’arte e oggettistica votiva, con l’intento di creare ricordi tangibili dell’olmo secolare al centro della devozione popolare di tanti. E’ questa la nuova vita dell’olmo cresciuto indisturbato per oltre 360 anni sul ciglio di una provinciale, in direzione Paullo, a lungo custode di un’immagine della Beata Vergine, diventata meta di preghiere e di soste di riflessione e raccoglimento, da parte di montanasini e visitatori di passaggio. L’ultimo capitolo di una storia suggestiva - in cui raccontano le cronache l’albero venne anche sradicato e poi posato sull’aia della cascina Pantanasco, in cui rimase fino a primavera quando sui rami rincomparvero le gemme della fioritura, nonostante le radici fossero all’aria e non piantate nella terra - inizia con la tempesta del 2012, quando il suo tronco è stato spezzato in due ma non è morto. Nel tentativo di farlo rinascere, nella speranza che si ripetesse la misteriosa fioritura già narrata delle cronache, in tanti in paese avevano chiesto fosse messo a dimora di nuovo. E così è stato, anche se la fioritura non è arrivata. Sul luogo in cui sorgeva il Gabòn - indissolubilmente legato alla storia della Madonna di Arcagna, l’immagine del Beata Vergine ritrovata in un campo nei pressi della cascina Pantanasco nel 1649 e oggi conservata nel santurario di Arcagna - rimangono la riproduzione dell’immagine della Vergine e la tradizione del luogo di incontro, mentre la maggior parte del legno è conservato nel giardino di Luciano Caggiati, anche presidente dell’associazione Stare Insieme Combattenti e Reduci. Che ha anche posizionato una sintesi scritta della storia del Gabòn a beneficio dei passanti. Il legno è utilizzato per la creazione di oggetti come cornici, piccoli dischi su cui viene posto l’immagine della Vergine, frutto del lavoro di hobbista del legno di Caggiati che ha anche coinvolto lo sculture 81enne Adriano Zaniboni di Genivolta, in provincia di Cremona. Con la tecnica dell’intarsio, ha realizzato tre sculture con il volto della Vergine che emerge dal legno secolare del Gabòn. Tutti i lavori, che sono numerati e segnati con la spiegazione dell’origine, saranno esposti fuori dal santuario di Arcagna il prossimo 15 agosto, per le celebrazioni dell’Assunzione della Beata Vergine. Ci saranno anche piastrelle votive, alcune posate sul legno, altre trasformate in magneti. «È un modo per continuare a far vivere il Gabòn e far conoscere la sua storia - racconta Caggiati - : si potranno avere con un’offerta, che andrà a sostegno del progetto del nuovo oratorio». Per costruire idealmente la casa delle nuove generazioni con un legno antico e saldo nella storia degli avi.
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