
Quando si dice “l’ha vista nascere”. È il caso di Camillo Gavezzotti, uno dei soci fondatori della Settalese nel lontano 1972 e oggi, da più di vent’anni, vice presidente della società giallorossa. Oltre che memoria storica. Sì perché lui è a tutti gli effetti un pezzo di storia della Settalese, da quando a 19 anni viene coinvolto nella fondazione della prima società calcistica di Settala, fino ad allora paese senza calcio. Il caso vuole poi che il terreno di gioco utilizzato sia praticamente a pochi metri da casa sua: «Dopo l’iscrizione della società al campionato di Terza Categoria nel 1972 – afferma Gavezzotti – l’unico campo disponibile era appunto quello di Premenugo, una frazione di Settala, dove tra l’altro vivo da sempre». Nato nel 1953, Gavezzotti è la dimostrazione vivente di come nella vita si possa percorrere un’unica strada in diversi ambiti: «Ho lavorato sempre per la stessa azienda, come magazziniere, prima di andare in pensione, ho sempre abitato nella stessa casa di Premenugo, con i miei genitori prima e con mio fratello Virginio ora, e sono sempre stato alla Settalese».Insomma tutto si può dire di lui tranne che non sia una persona con le idee chiare. Lo storico vice presidente giallorosso spiega poi come sia nata l’idea di portare anche a Settala il calcio: «Il nostro è un territorio un po’ anomalo, perché Settala è in realtà un agglomerato di tante piccole frazioni. Allora chi voleva giocare a calcio si doveva rivolgere ad altre società, perché qui non c’era nulla. Così, tra lo scetticismo popolare, decidemmo di dar vita alla nostra passione e in municipio il 7 giugno 1972 nasceva la Settalese». Subito però si presenta il primo problema: «Il campo da calcio era aperto a chiunque, senza alcuna recinzione, e mi ricordo che per far fronte alle prime spese ci tassammo sia noi dirigenti sia i giocatori, con un versamento di mille lire al mese a testa». La società nel frattempo cresce sempre di più e balza agli onori della cronaca per una giovane promessa che poi diventerà una vera e propria bandiera, oltre che capitano, di Inter e Nazionale. Inizia infatti la sua lunga carriera nella Settalese, Beppe Bergomi, il cui fratello Carlo è stato dirigente e allenatore dei giallorossi per molti anni: «È il nostro fiore all’occhiello – spiega Gavezzotti – aver avuto tra di noi un giocatore che è poi diventato campione del Mondo (nel 1982 in Spagna, ndr). Il 1977 resterà un anno storico per noi, sia per il passaggio di Bergomi all’Inter sia per la prima vittoria del campionato di Seconda Categoria. C’è anche un altro ex Settalese, Lorenzo Rossetti, che ha fatto una carriera da professionista tra Milan, Como, Cesena e altre squadre, oltre ai più recenti Spiranelli e Forbiti che hanno vestito la maglia della Giana».Quello che colpisce del 63enne dirigente giallorosso è la meticolosità e la precisione con la quale ha costruito un prezioso archivio di questi primi 44 anni di attività: «Ho tesserato 3.655 calciatori dal 1972 a oggi e di ognuno di loro conservo la copia del cartellino». Ma non solo, perché si occupa anche dei rapporti con la stampa locale e la domenica durante la partite della Settalese in casa è al suo posto con il microfono in mano a leggere le formazioni: «Credo di non aver mai saltato una partita – confessa – nemmeno in trasferta e di questo devo dire grazie alla salute che spero mi assista sempre». Anche se nei primi anni il suo lavoro era più da “manovale”: «Preparavo il campo, lo segnavo e ne seguivo la manutenzione. A tal proposito resterà nella storia anche un episodio che ci ha visti protagonisti nel 1980 quando nel mese di gennaio un’improvvisa nevicata notturna coprì interamente il campo di gioco. Bene, di prima mattina ci trovammo insieme a giocatori e allenatori per ripulirlo e renderlo agibile per poter giocare la partita che alla fine risultò anche essere l’unica disputata in tutta la Lombardia in quella domenica. Alla fine della stagione vincemmo il campionato di Seconda Categoria senza nemmeno una sconfitta e il presidente di allora era lo stesso di adesso, Massimo Sani che per sette anni dal 1973 al 1980 aveva già ricoperto la carica di numero uno della società (prima di diventarne per lungo tempo il direttore sportivo, oltre all’ultima esperienza alla Paullese nella passata stagione, ndr)». Da ormai undici anni consecutivi la Settalese calca i campi di Promozione, categoria che mai aveva raggiunto prima in passato: «Dal 2004 al 2006 abbiamo fatto il triplo salto – spiega Gavezzotti – dalla Seconda alla Promozione con in panchina Finardi, a mio parere uno dei migliori tecnici della nostra storia, e da lì ci siamo stabilizzati. Due anni fa con Mussa siamo arrivati alla finale play off (persa con il Calcio, ndr) vincendo tra l’altro la coppa disciplina». E proprio al termine di quella stagione ci fu anche il ripescaggio in Eccellenza, rifiutato dai giallorossi: «Non eravamo pronti – ammette il vice presidente della Settalese – perché sono sempre dell’idea che non bisogna fare i passi più lunghi della gamba». Quelli che ha sempre cercato di fare anche lui, adattandosi ai tempi tranne in una cosa: «Sono uno dei pochi, anzi direi pochissimi italiani a non possedere il cellulare – sorride –. E ne vado fiero, altrimenti non vivrei più, tanto chi mi cerca sa dove trovarmi, tutti i giorni in segreteria, la mia seconda casa».
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