«La politica ritorni a parlare ai giovani»

«La politica deve tornare a parlare ai giovani, mettendo al centro dell’impegno il lavoro e la formazione delle nuove generazioni». A dirlo è Silvia Beri, 26 anni, di Borghetto Lodigiano, che è candidata alla Camera dei deputati per la Lega nord. È al nono posto nella circoscrizione Lombardia 3. Specializzata con una laurea in lingue straniere per la comunicazione internazionale all’università di Bergamo, è iscritta al movimento del Carroccio dal 2010 e fa parte dei Giovani Padani. Attualmente lavora a Lodi in un’agenzia di marketing su Internet.

L’ondata di antipolitica sembra aver contagiato soprattutto i più giovani, stanchi del malcostume nella gestione delle istituzioni pubbliche. È possibile colmare questa distanza che si è creata tra giovani e politica?

«Sono la prova vivente che questo divario è possibile colmarlo. Ritengo che la politica debba anzitutto affrontare i problemi che riguardano le nuove generazioni, a partire dalla mancanza di lavoro, dal fatto che una volta usciti dalle università i ragazzi non riescono a trovare un impiego. Poi è necessario esaminare da vicino il tema della formazione scolastica negli atenei, e intervenire con nuove politiche abitative per fare in modo che anche i giovani possano trovare le condizioni per raggiungere la propria autonomia».

Di fronte a queste sfide, perché ha scelto la Lega nord?

«Mi sono sempre ritrovata nelle idee del Carroccio. Il nord Italia è una regione ricca, che non vuole farsi mantenere da nessuno e che è assolutamente capace di reggersi sulle proprie gambe. Questa è l’essenza del federalismo: ognuno deve poter avere e fare quello che si merita. E poi devo dire che la Lega, fin da quando mi sono avvicinata al movimento ha sempre ascoltato le mie idee e ha cercato di valorizzarmi».

Quali sono le proposte del Carroccio che la convincono di più e a cui è necessario dare la priorità in Parlamento?

«Una misura importante è diminuire la tassazione per le imprese che vogliono assumere dei giovani. E poi è necessario dare vero valore ai titoli di studio. Ad esempio con la laurea tanti giovani faticano ad inserirsi nel mercato del lavoro. Io sono stata fortunata, perché dopo cinque mesi sono riuscita a trovare un impiego, ma purtroppo per tanti giovani il percorso è davvero molto tortuoso».

Nel caso venissi eletta quali impegni porterà avanti per il Lodigiano?

«Il problema numero uno è il lavoro ed è questo che va affrontato da subito. Per questo ritengo che siano necessarie ricette adeguate».

Nella scorsa legislatura il federalismo è stato la “madre” di tutte le battaglie per la Lega. Ma la riforma si è arenata. Proporrete di rilanciare quel progetto?

«A Roma non siamo riusciti a portare avanti quel progetto come avremmo voluto. E ora il nostro obiettivo è di lavorare al programma della macro regione del nord. Un progetto che passa attraverso la vittoria del segretario federale Roberto Maroni alle prossime elezioni per la Regione Lombardia. Vero federalismo sarà mantenere in Lombardia il 75 per cento delle tasse pagate dai cittadini, questo garantendo maggiori risorse per servizi e opere pubbliche. La Lombardia è già una regione che per ricchezza prodotta può essere definita la quarta potenza territoriale d’Europa».

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