
Perché pensa di essere una “novellina” in politica?
«Perché vedo gli altri attorno a me così esperti nei meccanismi… io invece non mi sento di esserlo ma sono semmai un’entusiasta, entusiasta di tutto».
Ha scelto lei di candidarsi o gliel’hanno chiesto?
«All’inizio pensavo di dover sostenere i giovani. Le donne però sono state determinanti, sono loro che mi hanno convinto con i loro ragionamenti, senza di loro non lo avrei mai fatto».
Tra le sue priorità sembra esserci la legalità, è così?
«Faccio fatica a definire una scaletta verticale di priorità, semmai sono tutte priorità sopra le quali c’è la persona. La cultura della legalità incide sulle piccole cose, perché la malavita è anche qui, lo dimostrano le inchieste. Gli apparati non devono consentire alle infiltrazioni mafiose di trovare spazio, tuttavia la legalità è anche rispettare le norme sugli appalti o non parcheggiare in divieto di sosta. Le istituzioni devono diventare dei palazzi di vetro, serve trasparenza, soprattutto in un momento in cui la fiducia dei cittadini verso la politica è ai minimi storici. Bisogna imparare a rendere conto del propri operato, questa dimensione della valutazione di quanto è stato fatto manca completamente».
Nel Lodigiano si è occupata di servizi sociali, in questo campo quali sono i problemi?
«I bisogni aumentano ma si diversificano, se si tagliano i fondi è un problema, è necessario tornare agli stanziamenti di qualche anno fa. Spesso i Comuni più piccoli si trovano in difficoltà perché anche se si riesce a “mappare” il territorio poi non è possibile permettersi maggiori professionalità. I servizi funzionano se c’è prevenzione e questa è una cosa che possono fare solo le istituzioni».
Perché per lei la Regione Lombardia ha bisogno del centrosinistra?
«Non ne abbiamo ancora abbastanza del centrodestra? C’è bisogno di più centrosinistra ma anche di più donne, la presenza femminile nelle giunte di Formigoni è sempre stata limitata. Le quote rosa sono solo uno strumento, serve un cambiamento culturale. Spesso alle donne sono affidati gli assessorati ai servizi sociali, forse perché da secoli si sono impegnate nella cura. Se la politica è prendersi cura della comunità, allora le donne sono specialiste».
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