Ritmi di lavoro massacranti, produzione modulata sul numero minimo di colli da spostare, pause sconosciute, e in compenso possibilità di restare a casa da un giorno all’altro, contratti a tempo molto determinato, continui cambi di datore di lavoro. In pratica un sottobosco di mancanza di regole, prevaricazioni e sospetti comportamenti illeciti. Il mondo delle coop che ruota attorno alle logistiche è in fortissimo fermento, e sempre più spesso nelle ultime settimane carabinieri e polizia si sono trovati davanti i cancelli dei siti produttivi del Lodigiano per contenere le proteste dei lavoratori, a volte al limite della violenza fisica. Il settore logistico è una polveriera pronta ad esplodere. E per i sindacati «il punto di rottura è vicino». Il passaggio dei lavoratori da un’azienda all’altra e il rischio della perdita dei posti di lavoro ha scatenato tensioni a Brembio all’Xpo Logistics tra la fine di aprile e l’inizio di maggio, lo scorso 5 maggio i cancelli della Ceva a Somaglia sono rimasti bloccati per i 22 esuberi dichiarati dall’azienda, 190 in tutta Italia, solo tre giorni dopo scene analoghe si sono viste a Tavazzano alla Stef, quando addirittura lavoratori di cooperative diverse sono arrivati alle mani. Tutti e tre questi fronti rimangono caldissimi, ma confronti sindacali, al momento più tranquilli, ci sono anche alla Zanardo di Cornegliano e alla AF di Massalengo, senza contare le tensioni alla H&M di Casale nello scorso autunno e gli occhi sempre aperti sui colossi come Chiapparoli di Livraga o Dhl di Casaletto.
«Le logistiche oggi sono le nuove fabbriche – dice Guido Scarpino della segreteria provinciale della Cgil -. C’è una forte immigrazione e una forte voglia di riscatto. Le tensioni emergono ora perché i lavoratori delle Coop ormai sono stufi di essere considerati lavoratori di serie B, senza tutele, precari, con retribuzioni su base oraria e non mensile. Ma oggi la logistica è un settore nevralgico e i lavoratori ne hanno preso consapevolezza. Da qui la richiesta di maggiori diritti». Una consapevolezza e una richiesta che si scontrano con l’atteggiamento delle imprese. «Ormai si fanno appalti di movimentazione di uno o due anni, e i clienti chiedono continui ribassi – spiegava il meccanismo davanti i cancelli Ceva Sergio Bianco, della Fit Cisl -. Le logistiche o accettano o perdono il cliente, e poi scaricano sulle cooperative il rischio d’impresa, a loro volta appaltando al ribasso. E alla fine le cooperative si rifanno sui lavoratori, tagliando le retribuzioni o le spettanze. E chi non sta a questo gioco è tagliato fuori. Il tutto è possibile per i vuoti normativi del settore, che il legislatore non ha interesse a colmare. E poi i lavoratori vanno davanti i cancelli».
Alle volte il sistema è talmente spinto al ribasso da far sorgere dubbi. «Come può una cooperativa ribassare l’offerta del 30 per cento rispetto a un precedente appalto? – chiede Scarpino -. Da una parte si rivale sui lavoratori, dall’altra rischia di andare sottocosto. Poi ci sono fenomeni di pagamento in nero, anche per centinaia di migliaia di euro l’anno. Da dove arriva tutto quel nero da far circolare? I fenomeni delle infiltrazioni della malavita nelle cooperative sono reali, e non bisogna abbassare la guardia». Una sensazione diffusa, anche nel Lodigiano. «Come diceva Pasolini, io so, ma non ho le prove – afferma Vito Cafaro rappresentante territoriale dell’Usb -. Nelle cooperative e nel settore logistico c’è una concentrazione di illegalità preoccupante, di cui in pochi ci curiamo. Il vuoto legislativo permette appalti al massimo ribasso e la cancellazione delle tutele dei lavoratori, e ora la situazione è esplosiva. Ma non è ancora scoppiata del tutto. Il settore logistico è una polveriera pronta ad esplodere. A questo punto che esploda in fretta, se potrà servire a mettere regole e dare tutele ai lavoratori».
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