«L’urbanistica deve tutelare il territorio»

Chiacchieratissima. Nancy Capezzera, assessore ai trasporti e all’urbanistica della Provincia di Lodi, sa come far parlare di sé, forse anche per le provocazioni - politiche e non - lanciate sui giornali. Architetto, 40 anni, è libera professionista con un’azienda di famiglia a Lecco, «quindi senza conflitti d’interesse», ci tiene subito a precisare. Il suo percorso politico? Ha iniziato dieci anni fa con una tessera in An, per poi passare nel Pdl e in Fratelli d’Italia, «senza cambiare bandiere». E proprio per Fratelli d’Italia ricopre il quarto posto in lista per la Camera.

Perché ha abbandonato il Pdl?

«Sono uscita dal Pdl perché pur avendoci creduto, con una certa dose di scetticismo, non concordavo con il metodo e l’approccio, legato a incarichi e interessi, delle persone rimaste nel partito. Si poteva fare prima, noi abbiamo più volte lanciato un monito affinché si prendesse questa decisione. Non voglio che la gente ci accomuni a tutti gli altri, non è vero che siamo tutti uguali».

Però alla fine vi siete alleati con il Pdl...

«È difficile farlo capire agli elettori, ma grazie al Pdl e al Pd non è stato possibile cambiare questa legge elettorale, Meloni e Crosetto hanno più volte chiesto di riportare le preferenze. In questa situazione siamo costretti alle alleanze. Abbiamo già detto più volte che non stringeremo mai alleanze con un governo tecnico e non faremo accordi sottobanco con la sinistra a tutti i livelli».

Cosa le ha insegnato l’esperienza di assessore in Provincia?

«Mi ha fatto capire il ruolo e le competenze degli enti locali, l’utilità della Provincia: l’anello di congiunzione tra i Comuni. Non tutti capiscono quanto e come i diversi assessori hanno onorato il loro compito. Mi ha insegnato a restare una persona umile e mi ha insegnato che la tanto decantata meritocrazia negli enti locali spesso non esiste, tanti funzionari mandano avanti gli enti pubblici ma il riconoscimento si ferma ai dirigenti, i quali però lasciano che la politica ci metta la faccia».

Lei ha una delega molto importante, quella all’urbanistica, dove spesso si concentrano diversi interessi...

«La sinistra ci ha insegnato che si è pianificato in base agli interessi dei proprietari. L’urbanistica è intesa da tutti come l’espressione della politica sui territori, facendo poi dei grandi disastri. Io ho cercato di avere un ruolo istituzionale al di sopra delle parti, anche nell’esame dei Pgt (Piani di governo del territorio), tutelando il territorio e considerando sempre il fatto che se non ci sono i servizi è inutile espandersi».

Quali sono le priorità per il Lodigiano che a Roma non si dovrebbero scordare?

«Le opere pubbliche da concludere, prima di tutto. In questi quattro anni si è fatto molto, nonostante la crisi e il patto di stabilità, si dovrebbe lavorare maggiormente con le associazioni di categoria affinché, al di sotto di una certa soglia, i lavori restino alle imprese del territorio. Si risparmierebbero risorse e il controllo sarebbe più semplice. Tra le priorità c’è naturalmente il lavoro, non servono corsi di formazione ma interventi più seri per aiutare le aziende. C’è poi l’agricoltura, un po’ sfruttata e bistrattata da chi voleva gli incentivi - pagati in bolletta da tutti i cittadini - per l’innovazione penalizzando però coloro che credevano davvero nell’azienda agricola e nella zootecnia».

E il trasporto pubblico, troppo spesso fonte di problemi per gli utenti?

«Sul Trasporto pubblico locale qualcuno pensa di fare la rivoluzione senza conoscere le regole. Per il trasporto su gomma, c’è molto da fare. Sul trasporto ferroviario le competenze sono della Regione, senza risorse e con un sistema vetusto è difficile però fare la rivoluzione; molto è stato fatto, anche se qualcuno non lo vuole ammettere».

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