«Uno a uno. Li vede quei mattoni? Li hanno spazzolati, puliti e stuccati uno a uno». Il sindaco di Maleo Giuseppe Maggi indica l’alto muro di cinta che circonda il castello Trecchi. L’edificio, inaccessibile, si scorge al di là della solida cortina. Dal 2001 è di proprietà degli Zotti, una famiglia di imprenditori bresciani del settore edile, proprietari dell’Immobiliare Eleonora. L’acquistarono dopo che, nel 1998, fu messo all’asta dal tribunale di Lodi per un prezzo base di 3 miliardi e 200 milioni. Il Comune di Maleo cercò di acquistarlo in cordata con altri paesi del circondario ma non ci fu nulla da fare. Smaltita la delusione da queste parti si resero però conto che i bresciani facevano sul serio. Gente che con i cantieri ci campava: misero in piedi una ristrutturazione maniacale, certosina, precisa. Non si conoscono le cifre: a fare due conti si parla di milioni di euro spesi, probabilmente più di una decina. Restava solo da sistemare il parco, posare in alcuni saloni il parquet («Ordinato e portato sul posto - spiega Maggi -. Solo da posare...») e mettere mano ai pregevoli affreschi di Bernardino Campi (1520 -1591), salvati dal degrado grazie alla ristrutturazione ma meritevoli di un attento restauro. Poi la crisi dell’economia (e del mattone) ha fermato tutto. Fra il 2008 e il 2009 i lavori si sono bloccati, l’immobiliare è fallita e il castello è in attesa di un acquirente. Per Maggi, appassionato di storia del proprio paese e nostra guida in questo viaggio attorno alle mura del castello, fu una pessima notizia: «Il castello è di una bellezza senza tempo e alla famiglia Zotti va il merito di avere investito tantissimo tempo e tantissimo denaro in un progetto che avrebbe avuto ripercussioni positive per la nostra comunità. Di certo quanto fatto finora ha permesso di fermare il degrado della struttura». Impossibilitati a entrarvi, autore del pezzo, fotografo e sindaco possono solo ammirare il complesso da una finestra al primo piano della prospiciente Villa Trecchi, dimora nobile settecentesca che oggi ospita le scuole medie. Tra la villa e il castello c’è una via chiusa al traffico data in comodato d’uso alla proprietà del castello. Eccezionalmente in occasione di Artevino (la rassegna di cultura e alta enograstronomia giunta nel 2015 all’undicesima edizione) la strada e alcuni spazi interni del castello sono stati aperti per ospitare brindisi, cene e mostre. Per il resto, si può solo attendere che qualche imprenditore si faccia avanti: vista l’ampiezza e la bellezza degli spazi il castello si presterebbe a diventare un resort di lusso o comunque una struttura alberghiera di classe anche se il sindaco Maggi non smette di sognare che in un ipotetico futuro la sede municipale possa trovare spazio fra queste mura. Una questione anche di orgoglio: «La famiglia Trecchi ha lasciato il segno nella storia di questo territorio e di questo paese». Basti pensare all’arco d’ingresso eretto nel 1685 in loro onore (e quindi per tutti l’Arco Trecchi) e restaurato nel 1984. Vi campeggia una scritta: «Il popolo di Maleo questo arco volle eretto per ricordare che l’anno 1685 il Marchese Pietro Francesco Manfredo Trecchi otteneva il feudale potere sul borgo fra l’universale giubilo del popolo». Un segno, si rimarca poco sotto a «imperitura gratitudine» dei Trecchi. Per tutti, i “signori”.
Fabrizio Tummolillo
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