Non basterebbe forse nemmeno un libro per descrivere tutta la ormai quarantennale storia del Valera Fratta e del suo presidente Antonio Tonali, che proprio pochi giorni fa hanno tagliato insieme il loro traguardo più alto con il ripescaggio in Prima Categoria. Quella di Tonali e del suo Valera più che una storia è un romanzo che narra di un calcio che forse sembrava non esserci più, ma che proprio nel piccolo paese ai confini tra le provincie di Lodi e Pavia continua e vuole continuare a esistere.
Tra Peppone e don CamilloNato a Sant’Angelo il 28 novembre 1953, Tonali decide nei primi anni Settanta di fondare la società calcistica che ancora mancava a Valera grazie al papà, tra l’altro calciatore nel Villanterio: «Insieme al compianto don Pezzini, grande appassionato di calcio, mio papà comprò un appezzamento di terreno sul quale organizzava i tornei a 7. Da lì è nata la mia grande passione per il calcio». Che però non poteva del tutto soddisfare inizialmente: «Quando non c’erano i tornei – continua Tonali – il terreno era a disposizione di un agricoltore che lo coltivava e così noi ragazzi non potevamo giocare. Quindi una sera, insieme a qualche amico, mentre ci trovavamo su una Cinquecento, decidemmo di fondare la società». Ma, come in una delle più famose commedie italiane degli anni Cinquanta, don Camillo e Peppone sono esistiti anche a Valera: «Parroco e sindaco non andavano per nulla d’accordo e io, che ero legato a entrambi, facevo da tramite, finché non si arrivò al compromesso che consentì all’amministrazione comunale di acquistare una parte del terreno di proprietà della parrocchia e di costruirci il campo da calcio. Questa comproprietà è andata avanti per diverso tempo e non senza qualche problema». Nel 1972 nasce dunque ufficialmente il calcio a Valera, anche se solo nel 1979 viene iscritta al campionato di Terza Categoria la prima squadra: «Inizialmente avevamo bisogno di un affidamento bancario, per cui per toglierci ogni dubbio nominammo presidente un dipendente della banca. Poi nel 1977 subentrai io e da allora non ho più mollato la carica». Ma definire Tonali solo presidente sarebbe estremamente riduttivo: «Ero giocatore, allenatore, direttore sportivo, segretario e presidente – spiega – e questo mi ha anche creato qualche piccolo problema. Una volta venni contattato dopo una partita a Melegnano da alcuni dirigenti della Pro che erano interessati a un giocatore della nostra formazione. Mi recai quindi all’appuntamento in qualità di presidente, salvo poi scoprire che il calciatore in questione ero io. E per ovvie ragioni dovetti quindi rifiutare il trasferimento».
Il negozio come seconda sedeSposato con Susanna, da cui ha avuto due figli, Federico di 18 anni e Virginia di 16, il numero uno dell’Us Valera Fratta è laureato in giurisprudenza e per qualche anno ha svolto anche la professione di avvocato, salvo poi dover scegliere, dopo la morte improvvisa del papà, la carriera di commerciante continuando così la tradizione della panetteria di famiglia: «Mio nonno fondò il negozio nel 1932 per poi passare l’attività a mio papà. Oggi ci lavorano, oltre a me, mia mamma e mia zia che hanno 88 anni. Questo più che un negozio è un punto di ritrovo, tanto che all’ingresso esiste una specie di bacheca dove i valeriani trovano tutti gli avvisi, compresi quelli della società sportiva». L’Us Valera è infatti una vera e propria istituzione, non semplicemente una squadra di calcio. E Tonali il suo padre padrone che spesso deve fare scelte magari sofferte e difficili: «Quando Zamparini vendeva ancora le saponette io già esoneravo gli allenatori – confessa –, anche se ultimamente mi sono un po’ calmato». Quello che più ha resistito sulla panchina gialloverde è stato suo zio Guglielmo Guglielmi, nei primi anni di attività: «Non potevo continuare a fare tutto io, quindi chiamai in soccorso lo zio che era stato allenatore del Sant’Angelo. Ha tenuto duro per ben cinque anni. Ora c’è Massimiliano Colombani che si sta avvicinando al record».
Il bottiglione contro l’arbitroE oltre che con gli allenatori, anche il rapporto con i tifosi (nei recenti play off di Seconda Categoria Tonali era in tribuna in mezzo a loro con tanto di sciarpa gialloverde) è un altro dei capitoli di una storia infinita che ha aneddoti davvero unici: «Siamo notoriamente caldi e questo ormai lo sappiamo da tempo. Parlo anche per me, anche se ho il dovere di tenere a bada gli animi, Certo è che alcune volte è capitato che si esagerasse, come quando un bottiglione pieno di vino finì in testa, fortunatamente senza gravi conseguenze, all’arbitro, o come quella volta in cui tutto il paese rincorse il direttore di gara in auto fino a quando intervenni proprio io a sbarrare la strada ai tifosi».
Arriva “Quelli che il calcio”E se a fine anni Novanta anche le telecamere della Rai, con la trasmissione “Quelli che il calcio” allora condotta da Fabio Fazio, si interessarono al fenomeno Valera, si può ben capire di cosa stiamo parlando. Ma ci sono stati altri ospiti illustri: Tonali, tifoso juventino doc, per ironia della sorte era al fianco di Peppino Prisco (il compianto avvocato interista sfegatato) nel giorno dell’inaugurazione del campo e in un’altra occasione ospitò l’allora presidente nerazzurro Ernesto Pellegrini. «Qui il calcio è solo ed esclusivamente passione, come quella del sottoscritto che ogni anno si rinnova senza mai perdersi minimamente. Con me le tante persone che hanno a cuore le sorti dell’Us Valera: dico due nomi su tutti, Santino Manfredi e Francesco Maio, ma senza dimenticare tutti gli altri». Quando e se deciderà di dire basta,Tonali magari vedrà portare avanti la tradizione dal figlio Federico, che oltre a essere giocatore nella Juniores si occupa anche di altro: «Mi aiuta molto nella gestione della società, curando il profilo Instagram che ha un buon seguito - conclude Tonali -. In lui vedo la mia stessa passione e spero quindi che possa continuare la tradizione. Io penso che sarà dura per tutte le società dover far fronte a un ricambio generazionale». Ma a Valera si cominciano a poggiare le fondamenta.
© RIPRODUZIONE RISERVATA