Al traguardo il Piano salva stalle di Coldiretti. Infatti fra meno di 24 ore, domani, martedì 14 luglio 2015, la giunta regionale della Lombardia, su proposta degli assessorati all’Ambiente di Claudia Terzi e quello all’agricoltura di Gianni Fava, approverà la rivisitazione delle zone vulnerabili con una nuova mappa per la gestione degli effluenti da allevamento che metterà al sicuro centinaia di aziende agricole, pari a circa il 30% del totale di quelle colpite in Lombardia dalla Direttiva Nitrati.
«Si tratta di un risultato importante sul quale abbiamo lavorato molto anche nell’ultimo anno insieme agli assessori Terzi e Fava e al Presidente Roberto Maroni che hanno dimostrato di capire bene le esigenze del territorio e di saper cercare soluzioni condivise e soprattutto efficaci – spiega Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti Lombardia – dopo il passaggio in giunta, il provvedimento verrà inviato al ministero dell’Ambiente e al ministero dell’Agricoltura che, sulla base di questo documento potranno trattare con l’Unione Europea per una corretta applicazione della Direttiva Nitrati. Il Piano salva stalle che verrà approvato domani dalla giunta è un raggio di luce per molte aziende in Pianura Padana che altrimenti avrebbero rischiato di chiudere o per i costi per l’affitto di nuovi terreni o per il taglio dei capi allevati».
In Lombardia, dove si munge più del 40 per cento di tutto il latte italiano e dove si alleva la metà di tutti i suini a livello nazionale, le stalle di bovini e suini sono passate da 24.422 a 24.262, con un calo medio di 13 al mese – spiega Coldiretti Lombardia - e un’applicazione anacronistica di una direttiva vecchia di 20 anni avrebbe aggravato ancora di più la situazione del settore zootecnico.
«Anche perché – conclude Prandini – ormai tutte le ricerche hanno dimostrato che il problema dell’inquinamento da nitrati riguarda solo in misura residuale le attività agricole, mentre la maggiore responsabilità è delle industrie e degli insediamenti residenziali. Basta vedere l’espansione dei centri abitati in Lombardia negli ultimi 20 anni e non parlo solo delle grandi città come Milano o Brescia, ma anche di piccoli comuni con i loro pianI di governo del territorio che spesso hanno portato a consumo di suolo agricolo a favore del cemento di capannoni, strade e palazzi».
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