Sempre “in pista”,

perché il giornale

non dorme mai

Quattro redazioni gomito a gomito

per preparare il numero successivo,

si vive praticamente “un giorno avanti”

e non si timbra mai il cartellino

Il giornale non dorme mai. E anche se sembra il titolo di un’avventura alla 007, è proprio così. Non che i giornalisti del Cittadino possano essere paragonati a dei James Bond di pianura padana, ma se volessero potrebbero di certo raccontare curiose peripezie degne di Sean Connery.

Al Cittadino non esiste davvero una “giornata tipo”, ci sono però degli appuntamenti fissi e dei turni da rispettare. Tutto inizia al mattino alle 8.30, quando un giornalista si occupa dell’aggiornamento del sito e della raccolta di eventuali segnalazioni: disservizi, incidenti, conferenze stampa, lamentele. Negli uffici dedicati alla pubblicità c’è chi è impegnato nella predisposizione degli spazi pubblicitari, che i giornalisti troveranno già collocati nelle pagine.

La redazione inizia ad affollarsi verso le 11. I capiservizio hanno il compito di organizzare il giornale: contattano i collaboratori e chiedono le novità legate ai diversi Comuni del Lodigiano di loro competenza, scegliendo quali notizie privilegiare e come raccontarle ai lettori.

I redattori cercano a loro volta le notizie da sottoporre ai capiservizio prima della riunione di redazione, fissata per le 15. Alla presenza del direttore, i capiservizio di ogni settore presentano gli argomenti, definiscono ciò che va approfondito e decidono cosa inserire nella prima pagine del quotidiano. È forse il momento più importante della giornata.

Una volta terminata la riunione di redazione, ognuno torna alla propria mansione. C’è sempre qualche evento di cronaca (spesso nera) pronto a scompigliare il “menù” prestabilito. E non sempre scompaginare il lavoro appena fatto è … una buona notizia per il giornalista di turno.

Non esiste davvero una “giornata tipo” perché non ci sono orari definiti, le notizie cambiano a mano a mano che si approfondiscono e l’imprevisto (così come l’errore) è sempre dietro l’angolo.

Ecco come dovete immaginare la nostra redazione, in via Paolo Gorini: una bolgia quasi infernale di tastiere che picchiettano senza sosta e telefoni che squillano. E dal momento che non ci sono porte a dividere le 4 redazioni, nell’aria rimbalzano battute, parolacce, risate, qualsiasi tipo di commento e, ovviamente, tante notizie. Una specie di appartamento con quel genere di vicini che NON vorreste avere.

Quattro redazioni, appunto. Redazione cronaca: la più numerosa e rumorosa. A pochi passi la redazione sport: vivace, per usare un eufemismo. Di fronte: redazione web e giornalisti impegnati nella realizzazione della prima pagina. Qualche gradino e, al piano di sotto, le redazioni cultura&spettacoli, interni ed esteri: più silenziosi, ma solo se lasciati in pace. Al loro fianco i grafici, preziosissimi, anche per evitare di distruggere il computer quando qualcosa non va. Direttore e vice direttore siedono alla scrivania dei rispettivi uffici, con la porta sempre aperta.

La composizione finale delle pagine - dalla correzione dei pezzi spediti dai collaboratori alla titolazione e all’impaginazione degli articoli - spetta ai giornalisti che hanno il turno “di chiusura”, così si dice in gergo. Prendono servizio nel pomeriggio e di fatto costruiscono il Cittadino esattamente così come voi lettori lo trovate ogni giorno in edicola. Sempre con l’orologio il mano, però: tutte le pagine devono essere inviate alla tipografia entro le 23.30. Come? Con un clic, ovvero tramite computer.

Poi, è tempo di chiudere la redazione e tornare a casa.

P.s. Mezzanotte passata di una domenica qualunque. Tutto sembra tranquillo, il Cittadino del lunedì è già “partito” per la stampa. Suona il cellulare, è il caposervizio: c’è stato un omicidio in una cascina sperduta in un paese del Lodigiano, o così sembra. «Qualcuno ha sparato a qualcun altro», un colpo di fucile, chissà, le indicazioni naturalmente sono fumose. Bisogna andare a vedere, avvisare i fotografi e i colleghi che si occupano del sito. Fuori fa freddo e c’è una nebbia che non si vede a un passo. Il giornale non dorme mai, appunto. E a quanto pare nemmeno i suoi giornalisti.

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