Nuova tragedia dell’immigrazione a Lampedusa. E stavolta i numeri sono quelli di una strage. Un barcone con 500 persone a bordo è naufragato a circa mezzo miglio dall’isola dei Conigli e ha preso fuoco. Sinora 93 i corpi recuperati,tra i quali anche quelli di donne e di quattro bambini; 151 le persone tratte in salvo, mentre in centinaia mancano ancora all’appello. E uno dei presunti scafisti, un giovane tunisino raccolto tra i superstiti, è stato fermato dalla polizia. «É una vergogna» ha detto a braccio il Papa, la cui prima visita era stata non a caso a Lampedusa.
«Questa tragedia - commenta don Andrea Tenca, direttore di Caritas Lodigiana - ci deve far capire come sia ampio il divario tra Nord e Sud del Mondo. Il mondo deve avvicinarsi. Se queste persone continuano a scappare è perché la povertà nel Sud è così grande. Siamo poveri anche noi, è vero. Ma il problema è che il mondo dall’altra parte è nella miseria, e quando sei nella miseria o nella guerra, vai a cercare dove c’è qualcosa di un po’ meglio. L’appello è per tutti - spiega - in primo luogo alle istituzioni a ripensare i nostri modelli economici e di integrazione, le politiche di immigrazione. Ai cristiani, perché le diverse tragedie di questi giorni ricordino di accogliere chi è povero. E l’appello forte va ai governi nazionali, alla Comunità europea, ad intervenire e a non stare a guardare». E aggiunge: «I profughi di tutto il mondo non possono essere lasciati in balia dei trafficanti. La Germania ad esempio ha un canale per i profughi della Siria, con una logica diversa che tiene conto di chi scappa da guerre e da situazioni estreme».
«Siamo ormai dinanzi al succedersi di vere e proprie stragi di innocenti, sino alla più sconvolgente questa mattina a Lampedusa, che non si può girare attorno alla necessità assoluta di decisioni e azioni da parte della Comunità internazionale e in primo luogo dell’Unione Europea». É uno dei passaggi della dichiarazione di Giorgio Napolitano, appresa la notizia del naufragio.
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