«Tagliare gli sprechi, non ridurre i servizi»

Roberto Scotti chiede e vuole il cambiamento. Sposato e con una figlia adolescente, 63 anni, nato a Codogno, vissuto a Milano e hinterland a lungo durante la sua carriera come tecnico e poi come amministratore di società multinazionali di impiantistica, infine rientrato a Codogno una quindicina di anni fa, Scotti si affaccia alla politica dopo un’unica militanza giovanile, nel Partito radicale. Oggi fa politica e si candida alla Camera (n.5 nel collegio Lombardia 3) con Fare per fermare il declino.

Come si è avvicinato alla politica?

«L’antefatto sta nella voglia di cambiamento del sistema politico italiano e nei rapporti personali. Alle elezioni comunali di Codogno ho partecipato alla lista civica, e civica veramente, “Per Codogno”, per la quale ricopro un incarico in commissione bilancio. Non ho nulla da chiedere alla politica e nulla da pretendere, solo metto a disposizione la mia esperienza per cercare di cambiare qualcosa».

Quali prime azioni proverebbe a mettere in atto per il Lodigiano?

«A mio avviso ci vogliono soluzioni semplici e concrete, non macrosoluzioni teoriche. Bisogna far ripartire l’economia e bisogna farlo a partire proprio dai piccoli imprenditori e dagli artigiani, che hanno un volano economico più ridotto e possono cogliere più in fretta certe occasioni».

Ma da dove si parte?

«Dalla semplificazione delle procedure e da norme più chiare e non mutevoli. Oggi si perde un mese l’anno in burocrazia, una spesa non più sostenibile. Per fare investimenti le aziende devono avere una visione certa del futuro. Poi bisogna colpire la concorrenza sleale e arrivare a una tassazione più ragionevole».

Dove si trovano le risorse?

«Riducendo gli sprechi prima di tutto, che vuol dire meno spese, non meno servizi. Tutti dicono di voler ridurre le spese, ma di fatto tagliano i servizi. Invece credo che sia possibile agire sugli sprechi in prima battuta e poi agire con la cessione delle società controllate o degli immobili pubblici. Se una famiglia ha tre auto e il bilancio non le sostiene più, si vende un’auto o non si compra da mangiare? Lo Stato deve fare lo stesso».

Solo a livello centrale o anche locale?

«Anche locale, indubbiamente. Prenda Codogno: si è deciso di alzare l’Imu per le attività produttive e contemporaneamente di spolpare l’Asmu, la municipalizzata del metano, attraverso un dividendo straordinario. Che senso ha? Se c’è una difficoltà oggettiva, si venda l’Asmu valorizzandola presso i privati e con le risorse si diano servizi e si mantenga la tassazione ragionevole».

Qualora andasse a Roma, si ricorderebbe ancora del Lodigiano?

«Il territorio è fondamentale, e parlando di Lodigiano bisogna parlare anche di agricoltura. Bisogna correggere alcune storture: intanto introdurre il chilometro zero dei prodotti. Chiudiamo le stalle e poi importiamo latte dalla Germania, qualcosa non va. Poi stop alle colture intensive per produrre biomasse. L’agricoltura faccia prodotti. E legata all’agricoltura, merita una riflessione anche l’ecologia e l’ambiente: non devono essere visti come impedimenti, ma come occasioni. La qualità della vita di un territorio è un parametro fondamentale per favorire i consumi e gli investimenti».

And.Bag.

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