«Tratteniamo le tasse per rilanciare il lavoro»

«Abbiamo lavorato molto in questi anni per promuovere il lavoro. Con la proposta di Maroni di trattenere il 75 per cento delle tasse in Lombardia ci sarebbe la svolta. Avremmo a disposizione 16 miliardi di euro in più per sostenere le imprese e creare nuova occupazione». Così Pietro Foroni, avvocato e dal 2009 presidente della Provincia di Lodi, ha presentato le sue proposte come candidato al Pirellone della Lega e ha tracciato un bilancio del suo lavoro alla guida di San Cristoforo. Trentasette anni di età, sindaco di Maleo e membro di spicco del Carroccio, è pronto per la sfida elettorale del 24 e 25 febbraio.

Lei è già sindaco di Maleo e presidente della Provincia, come mai la scelta di puntare ad un’altra carica?

«La mia è stata una candidatura che è venuta dalla base della Lega, una scelta di militanza. Le possibilità di essere eletto ci sono, ma non sono così elevate. Considerata la scelta della Lega di schierare il suo segretario federale come candidato presidente, era giusto che gli amministratori locali ci mettessero la faccia. E io l’ho fatto».

Così la Provincia di Lodi rischia di rimanere senza guida. Si dimetterà da San Cristoforo?

«Questo non lo so ancora. Non ho ancora preso una decisione. Aspetto l’esito delle elezioni regionali. Chiaramente, quando uno partecipa, corre per vincere. Per il resto si vedrà dopo il voto. Avrò circa tre mesi di tempo per decidere. Parte della decisione sarà incentrata sul ruolo futuro che avranno le Provincie».

Nel territorio ci sono 17mila disoccupati. Cosa è stato fatto dalla Provincia per rilanciare l’occupazione?

«Diverse sono state le iniziative. Anzitutto sosteniamo 10 lavoratori cassintegrati che sono stati inseriti al Tribunale di Lodi. Nel nostro bilancio avevamo investito nel 2012 un milione e mezzo di euro per il lavoro, ma questi stanziamenti sono stati spazzati via dai tagli. Abbiamo anche partecipato alla stabilizzazione dei posti di lavoro a Lodi, con l’azienda Icr, mentre nel Comune di Marudo abbiamo sostenuto l’apertura del sito dell‘Oreal».

È invece andato in fumo il progetto delle serre di Sorgenia nella Bassa. Cos’è successo?

«Non è andato in fumo. Al momento quel progetto è solo fermo. Eravamo riusciti nel giro di quattro mesi a mettere in piedi una grande progettualità, inserendo nella convenzione delle specifiche indicazioni sul lavoro. Purtroppo però a fine luglio del 2011 è cambiato il mondo: la crisi ha cambiato le condizioni finanziarie di base».

Sta facendo discutere l’ipotesi di costruire una diga sull’Adda nella Bassa. Qual è la posizione della Provincia?

«È una questione molto delicata, perché è il primo caso simile che viene affrontato nel Lodigiano e penso che sia uno dei primi in Italia. Sarebbe pericoloso per me e per la Provincia dichiarare espressamente se mi piace o no questo progetto, visti i precedenti. Ritengo che gli amministratori, se vogliono operare per l’interesse del territorio, lo devono fare in silenzio».

Quindi cosa farete di fronte a questo progetto?

«L’istruttoria è in una fase embrionale. Allargheremo la conferenza di servizi ai comuni interessati. La mia storia personale dimostra del resto che c’è sempre stata da parte mia la massima attenzione all’ambiente e ai fiumi, e ho sempre cercato di far valere l’interesse pubblico. Ricordo che la mia amministrazione ha impedito la discarica di Senna, approvato il piano rifiuti e fermato l’impianto di Elcon».

Ci sono rischi d’infiltrazioni delle cosche nei lavori pubblici del territorio. Cosa si può fare per proteggersi?

«Il rischio c’è. Non è un rischio fittizio, ma molto reale. Molto dipende da come vengono fatti i bandi di gara. Una soluzione è quella di invitare le imprese del territorio per le gare sotto la soglia dei 500mila euro. Una regola che abbiamo seguito come Provincia».

Più volte lei ha lanciato la proposta di alleggerire i vincoli del patto di stabilità. È sostenibile la misura per i conti dello Stato?

«Anzitutto c’è da chiedersi perché il patto di stabilità, che è norma comunitaria, solo in Italia venga applicata in questo modo. Non si capisce perché un ente locale che ha tutti i soldi in tasca non possa spenderli. Così si frena la nostra economia. Le Province italiane hanno pagamenti fermi per 2 miliardi di euro. Solo la Provincia di Lodi ha arretrati per 18 milioni pur avendo i fondi in cassa. Noi siamo in grado di pagare a 30 giorni».

Nel programma di Maroni si parla di trattenere il Lombardia il 75 per cento delle tasse in Lombardia. Cosa significa?

«Sul tema c’è un balletto di cifre. Secondo la fondazione Hume, dei 108 miliardi di euro pagati in tasse dai lombardi, ne ritornano 33 in servizi. Stando invece a quello che è stato scritto dal Corsera, i lombardi tratterrebbero sul territorio già il 66 per cento di tasse pagate. Rispetto al 75 per cento, ballano circa 16 miliardi di euro. Che potremmo trattenere in Lombardia per tanti servizi. La prima cosa dare fare con questi soldi è abbattere l’Irap sulle imprese, che nella nostra regione vale 8/9 miliardi di euro».

Infine ha fatto discutere l’investimento per rifare la facciata dell’ospedale Maggior di Lodi. Era così necessaria quell’opera?

«È un investimento che risale al 2006. Le prestazioni degli ospedali lodigiani sono migliorate notevolmente negli ultimi anni. Si è puntato molto sulla specializzazione dei vari presidi: a Codogno c’è un pronto soccorso funzionale, un reparto di maternità e la pediatria, a Casale c’è l’hospice e a Sant’Angelo la geriatria. L’impatto del nuovo ingresso di Lodi è imponente, ma serve dal mio punto di vista a dare un segno di modernità e di cambiamento della struttura anche a livello visivo».

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