La quieta armonia di Monticelli Minore

Nella corte dei Boccardi a Bertonico si assapora il tempo dell’attesa

Vi sono luoghi in cui si ha la precisa percezione che regni l’armonia. Mi capita di provare questa intensa sensazione alla cascina Monticelli Minore di Bertonico, dove sono ospite della famiglia Boccardi, dalle cui numerose e diverse dinastie discendono da secoli autentici protagonisti dell’agricoltura lodigiana.

L’AMORE PER LA CULTURA

Oggi sono ospite del signor Valerio Boccardi, appartenente ad un ramo familiare che ha privilegiato non solo le zolle di terra e le mandrie di animali, ma lo studio e, soprattutto, l’amore per la cultura.Valerio Boccardi deve ancora compiere i settant’anni ed ha occhi azzurri penetranti, intensi: manifesta senza esibirlo un orgoglio indomito e la pazienza dei giusti; quando si possiede quest’ultima dote è forse più facile guardare al domani: lui sa che ogni frutto maturerà al tempo giusto; sa aspettare, e non tira i remi in barca, anzi per il futuro dei propri figli guarda al mare aperto e vi si inoltra.Così alla cascina Monticelli Minore si assapora il tempo dell’attesa. Nel frattempo resto ammirato dalle relazioni fra gli animali: i gatti vivono in armonia con i cani, una nutrita schiera di gallinelle variopinte becchetta sull’aia senza intralci di sorta, i galli cantano evitando di sovrapporsi, una trentina di pavoni dalle bellissime code si acquieta nei pressi di grandi alberi; i pavoni emettono suoni striduli e suggestivi, si richiamano l’un l’altro, macchie di colori sgargianti fra gli arbusti, mentre le bovine pascolano sugli spazi antistanti la stalla all’aperto, godendo del tepore di questo pomeriggio primaverile, quando il sole abbacina per qualche istante ancora i coppi del tetto dell’ampio fienile. Tra poco sarà il tramonto, e gli spazi d’ombra gradualmente tingeranno di scuro la cascina Monticelli Minore. Luoghi così mantengono totalmente la propria autenticità. Non stancherei mai di sentirmici a mio agio, immerso nella campagna a ripercorrere storie e umane vicende di antichissime origini. Un ambiente così bucolico sono sicuro che non sarebbe affatto dispiaciuto al mitico Bernabò Visconti, che nel lontanissimo 23 marzo 1259 donò l’intero podere Monticelli all’ospedale meneghino Sant’Ambrogio, con tanto di diritti di pesca sulle acque dell’Adda e della Muzza, ente che a propria volta nel 1458 trasmise questi beni all’Ospedale Maggiore di Milano, di cui i Boccardi dal 1948 sono affittuari.

ORIGINI FAMILIARI

Il capostipite di questo ramo dei Boccardi si chiamava Alessandro Bortolo ed era il conduttore della cascina San Tommaso di Villanova Sillaro, prima che passasse alla famiglia Raimondi. Alessandro Bortolo aveva avuto sette figli, e ai due maschi aveva insegnato il mestiere agricolo e trasmesso la passione per la natura e, soprattutto, per la lavorazione dei formaggi. Questi due ragazzi si chiamavano Giuseppe e Giovanni. Stettero insieme per qualche tempo e quindi decisero di dividere gli affari.Giuseppe, che era nato nel 1899, andò a condurre la cascina Gervasina, nei pressi di Sant’Angelo Lodigiano, dove si fermò appunto sino al 1948. L’azienda agricola aveva vacche, maiali e terra da lavorare; si produceva il grana, e lo si fece per tanto tempo, almeno sin quando il casaro del tempo non valutò bene un trinciato di mais con cui alimentare le bovine e il latte della stalla perse le sue migliori prerogative.Giuseppe era sposato con Francesca Chioda detta Gina, originaria di Villanova Sillaro. La signora Gina era una donna straordinaria: diplomata ragioniera, aveva un forte senso pratico e una notevole capacità imprenditoriale; durante le assise che vedevano coinvolti ragionieri e dottori commercialisti quando prendeva lei la parola regnava il silenzio più totale perché tutti l’ascoltavano con interesse. I coniugi Boccardi ebbero sette figli: il primogenito, Alessandro, nativo del ’32, ha lavorato presso il Comune di Milano, all’ufficio tributi, ma la sua vera indole è sempre stata quella dell’artista; poeta apprezzato nei più importanti circoli culturali meneghini, è anche un appassionato di musica e per anni ha diretto i concerti di musica classica promossi dalla Cappella di San Maurizio, e tutt’ora è uno dei protagonisti più attivi delle iniziative concertistiche.Sante detto Tino, fece il geometra e, proprio grazie al sostegno e ai consigli della madre Gina, aveva avviato un’impresa edile che costruiva condomini nei paesi a nord di Milano; successivamente, optò per un impiego al Comune.Quindi, tre figlie femmine: Annamaria, farmacista, che ha sposato un commercialista, trasferendosi a Milano; Angela Romana, deceduta un paio di anni addietro, e che era rimasta signorina e di sostegno alla madre quando questa divenne anziana; e Gabriella, sposata con un ingegnere milanese chimico nucleare, anche lei farmacista.

NEL RAMO AGRICOLO

Nel ramo agricolo rimasero dunque Gianfranco e Valerio, che lavorarono insieme per molti anni prima di dividersi.Valerio Boccardi, in realtà, pensava di avviare una diversa attività. Anch’egli aveva studiato alla scuola per geometri e quindi riteneva che i suoi studi potessero essergli utili in una conseguente attività. Tanto che il padre quando lo aveva interpellato circa i suoi desideri, chiedendogli espressamente se intendesse fare l’agricoltore, Valerio si era guardato bene dal dargli una risposta affermativa. Trovava quell’impegno più pesante rispetto alle proprie capacità: vedeva che il padre non si fermava un solo attimo, e non credeva di avere analoga forza. Erroneamente si sottovalutava. Dopo aver svolto il servizio militare, Valerio cominciò a riflettere seriamente sul proprio futuro e poiché il padre aveva acquistato una nuova corte a Terranova dei Passerini, a quel punto, non si sentì più di sottrarsi alle sollecitazioni paterne.La sua relazione con la cascina Monticelli era stata, nell’infanzia, quanto mai strana: praticamente non vi era quasi mai. Elementari e medie le aveva fatte da interno al Collegio San Francesco di Lodi e d’estate partiva con la madre ed i fratelli per lunghi mesi di villeggiatura, prima a Celle Ligure, poi a Foppolo e successivamente a Ponte di Legno; in montagna inizialmente i Boccardi si erano portati dietro una bella casetta in legno, precostruita, e realizzata proprio dal “lignamè” della corte sull’aia della Monticelli Minore.Però, già da ragazzino, Valerio Boccardi rimaneva incantato dai ritmi e dalla vita sociale della cascina: gli piaceva il modo di vivere comunitario dei contadini, quel sapersi aiutare vicendevolmente fra tutti i partecipanti alla vita agricola. Suo padre rispettava i propri collaboratori, come lavoratori e come uomini, e riceveva da loro il massimo della considerazione: per tutti loro era il “sciur Pepin”. Ancora oggi ricorda come nelle case dei contadini, freddissime d’inverno, veniva costruita a piano terra una stube, un ambiente chiuso con assi di legno e fogli di giornale incollati alle pareti per chiudere ogni spiffero: qui veniva acceso un fuoco che riscaldava l’interno, e Valerio ricorda ancora la sensazione di calore e tutti i famigliari dei contadini che trascorrevano lì dentro le ore più fredde delle giornate. Osservando, chiedendo il parere dello storico fattore Enzo Allovisio, seguendo i mungitori nelle varie loro attività, imparò a sapersi destreggiare, conducendo con piglio sicuro l’azienda agricola. Modificò anche alcune cose: dalle colture nei campi alla realizzazione della stalla all’aperto, all’acquisto di macchinari moderni.

FIORI E VERDURE

Nel 1973 il signor Valerio ha sposato Giliola, originaria di Lodi. La signora, che ha modi gentili, parole tacite, e un polso notevole di fermezza, ama moltissimo i fiori, e così l’azienda agricola dei Boccardi ha allargato, negli anni passati, la propria dimensione: a Turano Lodigiano sono stati costruiti capannoni e serre per la coltivazione florealistica e per quella di verdure.Valerio e Giliola hanno avuto quattro figli maschi: Francesco e Giovanni seguono le serre, il primo con un impegno diretto sui campi, mentre il secondo segue maggiormente la clientela; Lorenzo lavora in una ditta di San Rocco al Porto specializzata nella vendita di computer; e quindi c’è Giuseppe, che è impegnato alla cascina Monticelli Minore e segue la stalla, rilevando una buona passione per gli animali.Oggi vi sono un centinaio di bovine: il latte viene conferito attualmente al Consorzio Peschiera Borromeo di Milano. In progetto, i Boccardi vorrebbero aumentare il numero dei capi: una notizia che è di buon auspicio, nel panorama agricolo, dove numerose stalle nell’ultimo biennio sono state chiuse e altre sono altrettanto a rischio di chiudere i propri battenti. Ma come dice Valerio Boccardi ormai l’economia del settore richiede aziende agricole d’eccellenza, sia come numeri che come qualità del latte; le realtà piccole rischiano di essere snobbate e di vendere sottocosto la propria produzione, sino ad essere inghiottite dalla voragine dell’aumento dei costi delle materie prime.Sono impegni che stimolano il patriarca attuale Valerio Boccardi a guardare con fiducia al futuro; da alcuni dolcissimi riferimenti, che preferisco serbare nel mio cuore, penso che gli siano ancora fondamentali i riferimenti genitoriali; la saggezza e la serenità del padre, l’intraprendenza coraggiosa della madre, sono rimaste pietre miliari nel cuore di quest’uomo che, del ’43, mantiene nell’espressione degli occhi la traccia di un sogno, l’indizio di una speranza, il roseo profilarsi di un nuovo orizzonte.

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