Delle due l’una: o era incosciente, o davvero Luigi Bonfanti, originario di Pontenure, provincia di Piacenza, non aveva altra soluzione quando venne, intorno agli anni Cinquanta del secolo scorso, alla cascina Valle di Guardamiglio. Questa corte vantava una fama sinistra: intanto, era cosi denominata perché si trovava in una vallata piena di paludi ed acquitrini. Ma, soprattutto, aveva fra gli agricoltori una pessima nomea: chi arrivava qui con le proprie bovine, ripartiva senza animali, e soprattutto con il portafoglio leggero leggero.coraggiosoLuigi Bonfanti quelle chiacchiere sulla cascina, che a quel tempo apparteneva al signor Granata, il quale non vedeva l’ora di disfarsene, le aveva sentite. Ma da un orecchio erano entrate e dall’altro uscite. Tanto, peggio di come gli andavano le cose non si poteva, ed allora valeva la pena di sfidare la sorte.Il cammino dei Bonfanti era stato tortuoso: affittuari di un certo rilievo, non avevano saputo mettere a frutto i loro investimenti. Un passo falso lo aveva commesso il capostipite: si chiamava Augusto e faceva l’agricoltore, ma è probabile che le fatiche della stalla mal gli si addicessero. Per una qualche ragione, mollò l’attività e si spostò a Piacenza, convinto che il gruzzoletto sino ad allora guadagnato bastasse per sè e per i famigliari. Non aveva fatto i conti con la svalutazione della lira: e così si trovò non più ricco e neppure benestante, ma povero; ed i figli, che per fortuna il mestiere agricolo lo conoscevano, tornarono a lavorare sui campi.oltre il poLa scelta fu radicale: occorreva andare di là del Po per cominciare una fase nuova. Purtroppo Luigi Bonfanti, nato nel 1908, sembrava avere la stessa indolenza del padre Augusto: in sostanza, non è che si facesse prendere dalla fregola del lavoro. Tutt’altro. Ma dalla moglie, Concetta Gazzola, aveva avuto tre figli, e il loro avvenire per lui costituiva un cruccio. Sentiva di doversi ingegnare per garantire loro un futuro.Giunti di là del Po, i Bonfanti girovagarono per i confini del Lodigiano: da Fombio alle Monticchie di Somaglia, lì dove c’era il mulino, sino a condurre una cascinetta nel centro di Guardamiglio. Luigi Bonfanti aveva un desiderio: dare un tetto stabile ai propri figli.Questa occasione gli fu concessa, appunto, dalla messa in vendita della cascina Valle e dall’opportunità di ottenere un prestito a fondo perduto: ma occorreva dimostrare alla banca di possedere in contanti una parte uguale a quella richiesta. E Luigi Bonfanti di soldi non ne aveva. Malgrado ciò si presentò ugualmente all’istituto di credito. Quando il funzionario gli chiese la certezza che possedesse la sua parte di somma, Luigi Bonfanti annuì e firmò il contratto: entro le 48 ore successive doveva dimostrare la propria solidità finanziaria. Allora, si fece coraggio, e andò da certi parenti, che erano titolari del rinomato ristorante “Il Grisu”, a Milano. Luigi aveva tante qualità, ma su tutte primeggiava la simpatia: era, davvero, un uomo a cui pareva impossibile dire di no. Così i parenti, più che benestanti, gli concessero il prestito, che Luigi onorò nella restituzione. proprietariLa cascina Valle divenne quindi proprietà della famiglia Bonfanti: Luigi ne seguì le sorti con distacco e, memore della lezione del padre, si guardò bene dal lavorare; ma i tre figli, Gianfranco, Roberto ed Augusto, s’impegnarono tanto, e con profitto cambiarono i destini di quella che sino ad allora era stata una corte sciagurata.Dei tre rampolli, chi aveva più preso dal padre era Augusto, come lui simpaticissimo, ma che morì prematuramente.Roberto e Gianfranco hanno a lungo proseguito insieme, il primo dedicandosi alla stalla, il secondo alla terra e all’amministrazione. Roberto ha sempre avuto la passione per il bestiame. E la capacità di non scoraggiarsi mai: anche quando i genitori gli vendettero, a più riprese, le poche bovine che possedeva per fare quadre i conti.Quando cominciò alla cascina Valle, Roberto non disponeva neppure di una stalla: le bovine stavano al pascolo aperto, e per la loro mungitura egli era costretto ad issare un tendone su un campo e ad improvvisare così una più che moderna sala mungitura. Mungeva anche per venti ore di fila, con piglio instancabile.stalla all’avanguardiaQuando i Bonfanti decisero di costruire la stalla, la realizzarono con tecniche all’avanguardia: sino ad allora, una struttura aperta non era nelle corde degli agricoltori della zona, e tutti ne rimasero meravigliati; così pure per la meccanizzazione, tanto che quando si fece giungere la prima mietitrebbia i Bonfanti furono costretti ad esporla in piazza perche tutti volevano vederla. Un’altra importante tappa fu la separazione, avvenuta nel 1993, tra i fratelli Roberto e Gianfranco: quest’ultimo andò a condurre la cascina Braglia, sempre a Guardamiglio. La stalla all’aperto non modificò le abitudini di Roberto, che continuò a lavorare le sue 20 ore quotidiane, sostenuto dalla moglie, la signora Amelia Pagani, un’autentica marescialla, capace di governare la famiglia come la più piccola incombenza dell’azienda agricola: anche adesso, avanti con gli anni, i coniugi Bonfanti danno il proprio contributo, e se il signor Roberto le poche ore di riposo le trascorre su una sdraio a fianco della sala mungitura, la signora Amelia con la bicicletta percorre tutti gli angoli della corte. A questa indomabile coppia si sono affiancati i figli, Andrea, nato nel 1962, e Diego, di undici anni più giovane. nuove generazioniAndrea Bonfanti è un uomo determinato, versatile, lavora in stalla ma sa pure ingegnarsi davanti ad uno spinterogeno ribelle del trattore, e pare non avvertire mai la fatica: il suo segreto consiste nell’avere perennemente il sorriso stampato sul volto. Diego è anch’egli un gran lavoratore, un perno fondamentale, ma al tempo steso è più taciturno del fratello.L’azienda agricola è cresciuta negli anni: attorno alla corte Valle gravitano altre due cascine di proprietà dei Bonfanti; le bovine in lattazione sono 250, che si aggiungono ai circa 400 capi dell’allevamento, ad indicare un’ambizione di ampliamento. Il latte è conferito alla ditta Lattegra di Gragnanino,nel Piacentino, per la realizzazione di grana padano.Andrea Bonfanti, nel 1984, ha sposato Emilia Cavallotti, originaria di Guardamiglio. Si conobbero perché la mamma di lei acquistava le galline dalla mamma di lui: alle future consuocere bastarono pochi sguardi d’intesa per capire che i loro figli erano fatti l’uno per l’altra; vi fu un invito per mangiare tutt’insieme pane e salume, ed Emilia ed Andrea finirono per innamorarsi. La signora Emilia, che ha spiccatissimo il senso della famiglia, non è figlia di agricoltori: il padre era uno dei soci della ditta TAI, che esporta valvole di sicurezza in tutto il mondo. agricoltori nel dnaAnche i figli di Andrea ed Emilia sembrano avere ereditato il dna dell’agricoltura: Francesca ed Elena studiano Giurisprudenza all’Università Cattolica di Piacenza; entrambe ligie e determinate, alla prima manca solo la tesi di laurea; Anna, ragioniera, lavora da un commercialista; poi i maschi: Nicola fa già l’agricoltore, è un ragazzone alto, bello, e generosissimo con gli amici; Luca e Marco sono rispettivamente studenti delle medie e delle elementari: il primo ha l’indole di colui che bigia perennemente i compiti, interessato solo ai trattori; il piccolino tergiversa: si deve ancora capire se amerà più lo studio o l’aria aperta.Tutti i giovani Bonfanti possiedono valori profondi: sono ragazzi educati, semplici ed umili, consci degli sforzi fatti dai nonni e dai genitori, e per questo disponibili al lavoro di squadra, a dare una mano in campagna come in stalla.E questo è il dono più bello per la cascina Valle, che da corte di lugubri sortilegi è divenuta castello di perle e di saggezze.
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