Egregio Direttore,sono un’abitante di Massalengo e parente di un fruitore del servizio “pasti a domicilio” cucinati nel centro cottura di Massalengo.Quotidianamente ricevo il pasto e, conseguentemente, posso verificarne la qualità. Mi dispiace, ma non sono affatto d’accordo con quanto si afferma nell’articolo pubblicato su Il Cittadino il giorno 11 febbraio u.s., in merito alla quantità, ma soprattutto alla qualità dei pasti stessi.I fruitori dei pasti a domicilio sono anziani e si vedono consegnare primi piatti molto al dente (crudi), quindi per loro, portatori di protesi dentarie, immangiabili. I secondi piatti, a volte, sono inconsistenti: fettine di formaggio trasparenti o “raspadüra”, filetti di pesce molto piccoli, tortini di patate grandi come palline da ping-pong. Per non parlare degli abbinamenti: ci siamo visti consegnare un trancio di pizza accompagnato da un piatto di prosciutto cotto.Certo, paghiamo meno, ma quantità e qualità non sono rimaste invariate. Avremmo preferito mantenere il costo più alto a fronte di un pranzo completamente godibile. Così, ci vediamo costretti ad integrare il pasto del nostro congiunto, spendendo quindi di più.La mia non è una voce fuori dal coro: gli stessi volontari che consegnano il pasto a domicilio sono costernati quando ci devono lasciare certe pietanze.Pertanto mi chiedo: il gioco vale davvero la candela?Grazie per lo spazio ed il tempo concessomi.Cordiali saluti.
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