Caro Direttore, le notizie che leggo sul suo giornale, relative alla situazione economica del CFP Consortile del Lodigiano, sono per me quasi una sistematica provocazione per due ragioni diverse, ma che, forse, si completano.
Questo continuo sbandierare il buco di bilancio, da ormai almeno 3 interi anni, senza arrivare a proporre neppure un’ipotesi di riorganizzazione e di risanamento, anche per gli ‘errori’ scoperti nel 2009, causati certamente da ‘incompetenza tecnica’, servita, comunque, come scusante di omissioni e, sembra, indebite elargizioni, induce a chiedersi che cosa stanno facendo gli amministratori e che prospettive si vogliono dare i comuni consorziati.
Quando nel giugno 1981 mi è stato, praticamente imposto di diventare Presidente di un’Assemblea ‘maschile’, in cui ero entrata per coprire ‘provvisoriamente’ uno spazio, non avevo la più pallida idea di come dovesse funzionare un Consorzio.
Ero, per di più, una democristiana che andava ad usurpare una posizione destinata, per il manuale delle compensazioni politiche, ad essere appannaggio della sinistra. Ma eravamo nella prima Repubblica, quando, pur con compensazioni, esisteva ancora, probabilmente per la competenza istituzionale e la struttura morale di molti amministratori, il senso della ‘misura’, meglio dire la consapevolezza di dover operare per il meglio del bene comune, non di interessi di parte.
Nel CdA era rappresentato l’Arco Costituzionale al completo, quando il compromesso storico era un’eresia, e il contributo era di tutti.
Con il supporto tecnico- amministrativo del Comune di Casale, si è riusciti a fare chiarezza sul passato e a strutturare una Segreteria efficiente e competente.
Eravamo sotto tiro, quasi continuo, anche dei nostri partiti di appartenenza e dei Sindacati. Il personale, tutto precario, ha fatto i concorsi ed è passato di ruolo, il sindacato non riusciva a crederci. Abbiamo avuto il finanziamento di un Fondo Sociale Europeo e attivato un Corso post Diploma con l’Itas di Codogno. Una volta tanto l’Agricoltura all’avanguardia: altri Istituti Superiori ritenevano il titolo che davano, assolutamente adeguato ad affrontare qualsiasi situazione di lavoro.
Questo nel primo mandato. Poi sono rimasta come Vice e poi ancora come Presidente, fino all’inizio del 2000. I problemi sorti in Regione nella Formazione Professionale hanno provocato severi controlli anche a Lodi, ci sono state alterne vicende e polemiche intorno al Consorzio, mentre l’attività continuava regolarmente.
Negli ultimi anni si sono persi alcuni Corsi e si sono create altre opportunità.
Il ricorso all’anticipazione di tesoreria è normale per la lentezza dei finanziamenti regionali. Alcuni corsi autofinanziati aiutano a coprire anche le spese generali e a mantenere il bilancio in pareggio.
All’attuale situazione si è arrivati, probabilmente, perchè non si era capito che mancava la persona che avesse la preparazione adeguata al compito.
Dopo il 2009 si era imboccata una via che aveva permesso di fare chiarezza nel Bilancio, pagare quanto era stato omesso, con le relative penalità, capire la situazione dei residui, rientrare, in parte, dallo sforamento dell’anticipazione di tesoreria. Questo, se fatto continuare, avrebbe permesso di fare un piano di rientro ed aveva evidenziato che il problema veniva, in gran parte, dall’eccessivo costo delle utenze della sede faraonica (rispetto all’utilizzo) di Lodi.
Ma le persone capaci pare facciano paura, e si è ripiegato su personale interno che, senza colpa, forse non aveva le competenze necessarie. Non si può chiedere a un Segretario di fare il Direttore, né il Direttore ha necessariamente le competenze per fare il Segretario.
La situazione richiedeva e richiede competenze e disponibilità di tempo. Ha ragione il Sindaco Parmesani di dire che non ci può essere un Direttore a tempo parziale, se si vuole fare una programmazione che rilanci la Scuola. E della presenza di un segretario in grado di sistemare il Bilancio non si parla, così si risparmia, anche perchè non si pagano neppure le prestazioni passate.
Questo continuo sbandierare numeri in crescendo dei debiti (teniamo presente che i debiti detti fuori bilancio sono le bollette di acqua, luce e gas) senza indicarne le cause e almeno le ipotesi di risanamento lascia molte perplessità sulla volontà e le intenzioni di comuni e amministratori. Alla fine si tirerà fuori la storia che: il pubblico non funziona, quindi privatizziamo...
Un ‘responsabile’ ha già preso contatti, per verificare la disponibilità di un Ente privato...
Chiaramente non sa trovare altra soluzione che scaricare a qualcuno la patata bollente, senza rendersi conto che si passano le attività, non i debiti, e che pagherà, comunque, il solito Pantalone.
Non c’è attenzione né agli studenti, né al personale, perchè questi continui allarmismi creano una situazione di incertezza che non invita i ragazzi a iscriversi, soprattutto ai corsi pluriennali, e tiene i l personale in una situazione di precarietà e insicurezza negativa per le persone e per l’istituzione.
L’esperienza ha insegnato a me, di formazione liberale mai rinnegata, che la differenza di correttezza ed efficienza della gestione di attività e servizi viene da competenza, impegno ed onestà delle persone che le fanno non dal fatto che siano private o pubbliche. La responsabilità del controllo rimane, comunque, sempre alla parte pubblica che di questo deve rispondere ai cittadini.
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