Città a misura di biciclette, ma dove le parcheggiamo?

Caro direttore,

ho deciso di rubare qualche riga al suo giornale perché ormai sono giunto all’esasperazione. Per cosa, si chiederà? Le spiego. Sono, da sempre, un accanito ciclista. Non perché me ne vada in giro per le campagne ad allenarmi, ma perché considero Lodi la città ideale per muoversi su due ruote, in modo ecologico e sano, con il vantaggio di poter frenare a far due chiacchiere, se capita. Da qualche tempo, però, girare in città in bicicletta è diventato difficile. Perché? Per la semplice ragione che non ci si può più fermare. Su molti, anzi direi troppi muri, sono apparsi cartelli che invitano a non appoggiare le biciclette. Ebbene, mi chiedo, dove dovrei mettere la mia bicicletta se non la posso appoggiare ai muri? In mezzo al marciapiedi no, perché lederei i diritti sacrosanti di pedoni, bimbi in passeggino, disabili con la carrozzina. In mezzo alla strada nemmeno, perché turbare ol traffico non è permesso. In tasca neppure, perché di biciclette che si riducono fino a quel punto non ne hanno ancora inventate. Dunque, di grazia, dove dovrei infilarla questa benedetta bicicletta?? Mi scusi, direttore, se perdo un po’ la pazienza, ma dato che a Lodi il numero dei ciclisti è elevato e il numero degli stalli per lasciare in sosta i velocipedi non è sufficiente, ci rimangono soltanto i muri. Che fino a qualche tempo fa si potevano tranquillamente usare come punto di sosta, garantendo i diritti di pedoni e automobilisti. Adesso, invece, pare sia diventato illegale. Ho un amico avvocato e gli chiederò se in effetti sia nel diritto dei proprietari delle case apporre certi cartelli. Qualora lo fosse, comunque, mi chiedo se sia nella loro ragionevolezza impedire ai ciclisti di sostare. Ragionevolezza o buona creanza (come si diceva un tempo), di cui non è rimasta traccia alcuna se si riflette su questo episodio. Una mia conoscente che accompagnava il figlio a scuola è stata apostrofata con male parole perché la bicicletta che aveva fermato sul cavalletto nelle vicinanze di un muro “protetto” dal fatidico cartello si è, per questioni di scarso equilibrio, appoggiata alla parete, suscitando la rabbia della proprietaria dell’edificio. L’amica che mi ha raccontato questo episodio è rimasta talmente turbata dal maltrattamento subito, che ha riposto in cantina la bicicletta e ripreso l’automobile. Con buona pace della padrona di casa maleducata. Che non si lamenti poi se al suo nipotino si aggraverà l’asma. Una parte di responsabilità nell’aumento delle polveri sottili va attribuita anche al cartello con cui difende il suo muro.

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