Gentile Direttore, apprendo dall’articolo pubblicato su «Il Cittadino» in data 11/01/2014 che a Casalpustertengo si sta avviando la chiusura del centro di medicina sportiva, ultimo presidio pubblico rimasto nella Provincia di Lodi dopo che anni or sono chiuse quello di Via Fissiraga. A far fronte alle numerose richieste degli atleti lodigiani resteranno quindi soltanto i centri privati convenzionati, ovviamente oberati di richieste. Tant’è vero l’Asl di Lodi ha sottoscritto un contratto aggiuntivo in data 12/08/2013 con una nota struttura privata convenzionata di Lodi per dare risposta alle criticità di accessibilità riscontrate sulle prestazioni ambulatoriali di medicina sportiva. Il contratto ha previsto l’erogazione di ulteriori 28000 euro per ridurre i tempi di attesa nel trimestre settembre-dicembre 2013.L’erogazione aggiuntiva è stata resa possibile dalla delibera della Regione Lombardia n° X/351 del 04/07/2013 che ha destinato ulteriori fondi alle ASL regionali (tra cui quella di Lodi che ha ricevuto 556.153 euro), per contenere i tempi di attesa ambulatoriali. La delibera per altro contiene un esplicito riferimento ad utilizzare parte delle risorse per l’attivazione di “appositi progetti per garantire l’erogazione delle prestazioni di medicina dello sport”. E i fondi sono finiti alla struttura privata accreditata poiché la Commissione interna dell’Asl di Lodi ha rilevato “un’elevata domanda che non è completamente soddisfatta dalle strutture accreditate e contrattualizzate del territorio per la medicina dello sport, che sono solamente due”.Se la domanda è così elevata da richiedere un’implementazione dei servizi ambulatoriali, perché chiudere il Centro di Casale? Personalmente non capisco questa svendita del servizio pubblico di medicina sportiva e non mi sembra giusto che ai cittadini non resti possibilità di scelta tra pubblico e privato.Per chiarire ulteriormente la scarsa chiarezza delle scelte dirigenziali della sanità lodigiana, mi permetto un confronto con un altro servizio pubblico, quello della riabilitazione, che va a toccare una realtà a me cara in quanto Dirigente della Fanfulla 1874 - ASD Ginnastica e Scherma. In nome dell’essenzialità del servizio pubblico di riabilitazione, la Fanfulla verrà a breve sfrattata dalla sua attuale palestra “Lilli” di Via Giovanni XXIII, perché tale sede è stata designata dalla Dirigenza dell’A.O. quale futuro centro di riabilitazione. Come Lei saprà dai numerosi articoli apparsi su questo giornale, la Fanfulla aveva in convenzione tale palestra per un accordo con la Provincia di Lodi, accordo che le ha permesso di accedere ad un finanziamento regionale con il quale ha ristrutturato in toto la struttura, trasformandola da luogo obsoleto e inagibile quale era in una palestrina bellissima, da cui sono usciti non pochi atleti vincenti, sia nella Ginnastica maschile sia femminile. Non intendo affatto mettere in discussione l’importanza di avere un buon centro di riabilitazione nel lodigiano, semmai mi permetto di discutere la scelta del luogo visto che l’A.O. e l’ASL hanno un sacco di locali a disposizione sul territorio e far ricadere la scelta proprio su questa struttura anziché altre comporta lo sfratto di una società che quest’anno compirà 140 anni. Un gioiellino messo a nuovo con soldi propri e pubblici che nessuno restituirà alla nostra società e che, sembra, verrà completamente ri-ristrutturata dopo solo una manciata d’anni. Ora, visto che sul territorio esistono strutture private e private convenzionate in grado di garantire il servizio di riabilitazione, come mai non si è presa una decisione analoga a quella presa nei confronti della medicina sportiva? Come mai si sceglie di sacrificare la medicina sportiva e non la riabilitazione? Eppure la prima è una medicina preventiva e la prevenzione è la cura più efficace in assoluto.Ci piacerebbe conoscere le ragioni delle scelte sopraesposte e ci piacerebbe anche che le decisioni dirigenziali non fossero sempre calate dall’altoPersonalmente la vicenda della palestra l’ho vissuta come una prepotenza: nessuno dei dirigenti che si permise di ridere della nostra convenzione è mai venuto a vedere con i propri occhi cos’è oggi la palestra Lilli e da quanti atleti è frequentata. Ed ora non riesco a tacere. Chi si arroga il diritto di chiudere un presidio del territorio, quale è quello della medicina sportiva, senza nemmeno chiedere al territorio stesso se è d’accordo? Gli sportivi lodigiani sono molti e dubito che siano d’accordo.
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