Gentilissimo Direttorescrivo al suo giornale per raccontare il mio punto di vista sull’incontro tenutosi lunedì 12 ottobre presso la scuola dell’infanzia paritaria Santa Francesca Cabrini di Sant’Angelo Lodigiano a cui sono state invitate le famiglie degli utenti di entrambe le scuole dell’infanzia presenti in paese, che sebbene paritarie offrono un servizio pubblico in assenza di una scuola statale.Oggetto dell’incontro: “La comunicazione dell’unica soluzione che le scuole saranno chiamate a mettere in atto e che riguarda direttamente l’utenza in considerazione del recupero del contributo non erogato dal Comune”, citando la lettera di invito che è stata distribuita a tutte le famiglie. L’incontro è stato tenuto dalla presidente della Fism lodigiana, la federazione italiana delle scuole materne, Irenea Moiraghi Dellanoce che ci ha comunicato il considerevole aumento delle rette.Partiamo dai numeri, che forse sono ai più già noti: fino all’anno scorso la retta era di 100 euro al mese, mentre 20 buoni pasto costavano 65 euro; da settembre 2015 la retta è aumentata a 110 euro al mese e 20 buoni pasto a 75 euro. L’aumento comunicato l’altra sera è stato di ulteriori 52 euro in più sulla retta. Totale 162 euro al mese di retta e 75 euro per 20 buoni pasto. Considerando la frequenza di un bimbo in buona salute che vada tutti i giorni all’asilo, ogni mese le famiglie di Sant’Angelo sono chiamate a pagare 237 euro!Primo punto: queste rette ledono il diritto allo studio dei bambini, perché un bambino che frequenta la scuola dell’infanzia a Sant’Angelo Lodigiano costa alla sua famiglia 2400 euro all’anno. Stiamo parlando di un’esperienza formativa ed educativa, non di “un momento” in cui i bimbi semplicemente giocano e sono sorvegliati mentre i genitori sono al lavoro. La scuola dell’infanzia è un passaggio fondamentale nello sviluppo dei bambini; i nostri figli (di tutte le famiglie del nostro paese) hanno il diritto di andare alla scuola dell’infanzia e di avere un servizio sempre più di qualità. Ricordiamoci inoltre che un bambino in meno che frequenta la scuola dell’infanzia è un bambino in più non scolarizzato alle scuole primarie. Secondo punto: la causa dell’aumento delle rette è l’assenza del contributo erogato dal Comune determinato dal buco di bilancio lasciato dagli amministratori che si sono appena dimessi. Il Comune aveva “promesso” 182mila euro come contributo alle scuole dell’infazia paritarie, mentre il bilancio di previsione approvato il 10 luglio dagli stessi amministratori non prevedeva queste somme. Mi chiedo dove siano finiti questi soldi promessi senza averne copertura finanziaria. A dire il vero le minoranze da tempo nei consigli comunali chiedevano spiegazioni sui bilanci poco chiari ed hanno fatto interventi in tal senso anche sulla stampa. Le minoranze hanno inoltre chiesto che fosse indetta un’assemblea aperta alla cittadinanza per spiegare cosa stava succedendo ai nostri soldi, alla gestione della “cosa pubblica”; purtroppo i gestori delle due scuole dell’infanzia hanno creduto alle promesse degli amministratori, sbagliando. Visto che i nostri amministratori si sono dimessi prima di assumersi la responsabilità di andare di fronte alla corte dei conti con un nuovo bilancio, tocca oggi al commissario Dr. Sevastano rientrare del “debito” dei 569mila euro che mancano, per evitare che la corte dei conti dichiari il dissesto finanziario del nostro Comune con conseguenze ancora più gravi per tutta la cittadinanza (per esempio aumenti delle aliquote Irpef oltre ai massimi valori a cui siamo già sottoposti).Terzo punto: l’aumento delle rette è l’unica soluzione? I gestori delle scuole ci hanno riferito che hanno preso in considerazione tutti i possibili tagli di spesa, ma hanno individuato come unica soluzione l’aumento delle rette. Al termine della riunione si è costituita una delegazione di genitori che assieme ai gestori delle scuole andrà a chiedere al commissario se non intravvede un’altra possibilità (a mio avviso ipotesi remota, ma richiesta doverosa), e di avere un’attenzione prioritaria sulle scuole dell’infanzia del paese, se non ora almeno nel prossimo futuro. Certamente si potrebbe intraprendere la strada di cercare contributi tramite fondazioni, enti privati e curia, e magari saranno tentate anche queste strade. Infine perchè non pensare di rivedere le rette in base agli indicatori Isee anziché imporre un aumento orizzontale? Di sicuro non possiamo accontentarci di pagare di più e altrettanto sicuramente non si possono lasciare da sole le famiglie impedendo ai loro figli di frequentare le scuole dell’infanzia a Sant’Angelo!
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