L’unica risposta ragionevole alle domande della Confsal sul futuro di Santa Chiara è già contenuta nella mia dichiarazione riportata nell’intervento del sindacato pubblicato il 21 febbraio: “È tutta una questione da valutare”. Con il senso pratico che credo sia doveroso utilizzare in questi casi, ad oggi non possiamo che constatare che la Regione Lombardia ha recentemente introdotto nuove disposizioni in merito all’assetto delle residenze sanitarie assistite ed è con queste regole che dovremo confrontarci, cercando di individuare tra le formule consentite la soluzione più efficace per garantire continuità e qualità del servizio, curando innanzitutto l’interesse primario degli ospiti e delle loro famiglie. Personalmente non ho alcun tabù ideologico e sono disponibile a prendere in considerazione qualsiasi eventualità, tenendo inoltre presente che qualunque decisione verrà presa non sarà un atto personale del sindaco ma una scelta che compete al consiglio comunale. Su un punto tuttavia ho già idee molto chiare: a differenza della Confsal, ritengo che sia molto importante che il direttore generale venga scelto in autonomia dagli istituti e non venga imposto dalla Regione. Le Case di Riposo sono istituzioni nate per iniziativa delle comunità locali, con risorse locali, ed è fondamentale che conservino uno stretto legame con le realtà locali, legame che passa anche attraverso la possibilità di prendere decisioni autonome su importanti aspetti organizzativi. Quanto alla legittima premura della Confsal per la tutela dei lavoratori del settore, non si può che condividere la necessità di preservare diritti e prerogative contrattuali, che tra l’altro nulla esclude possano essere confermati anche nel caso di una modifica dell’ordinamento delle case di riposo, come dimostrano casi passati di trasformazione da Asp in Fondazione. Di sicuro, le censure preventive, i processi alle intenzioni ed i toni apocalittici non giovano a nessuno e non aiutano ad affrontare i problemi.
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