E oggi suonano a morto le campane della sua abbazia

Noto anche come «l’Abate», nonostante il suo carattere a volte un po’ burbero, Don Vittorio Soldati era un sacerdote che sapeva farsi voler bene da chi lo incontrava. Non era dato a tutti capirlo, con il suo modo di parlare pieno di «links» come li chiamava lui... quel suo discorrere un po’ ingarbugliato ma denso di piccoli significati, di una spiritualità coltivata nel silenzio dei lunghi inverni ad Abbadia, mentre si ingegnava su come rendere ancora più bella l’abbazia, su come difenderla dagli sguardi inopportuni e troppo opportunisti, su come valorizzarla e renderla fruibile anche per quando non sarebbe più stato lì a vegliare su di lei. Era impossibile non riconoscere in lui quell’amore profondo che lo legava all’abbazia di Abbadia Cerreto, alla terra circostante tenuta con maestria e costanza e alla «sua» gente. Persone semplici, con una fede semplice, fatta di tanti quotidiani vissuti, però, insieme. Tant’è che quando il loro «Abate» è stato spostato alla casa del Sacro Cuore di Lodi, si sono tutti rimboccati le maniche e hanno continuato, giorno dopo giorno, ad aprire e chiudere l’abbazia, a curare il grande giardino, come se attendessero il suo ritorno... E oggi, don Vittorio, torna ad Abbadia. Suonano oggi le campane a morto della sua abbazia, mentre attende che torni tra le sue mura, per qualche ora ancora... Bentornato a casa don Vittorio, questo solo chiedevi in realtà... Grazie di cuore per questo tratto di cammino fatto insieme a noi.

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