Gentile Direttore, sul giornale del 21 agosto a pag 23 ho letto con interesse le riflessioni del signor Carlo Vatta su chi frequenta il Parco Adda Sud e le rive del fiume e devo dire che non possiamo che confermare che si tratta di una fotografia realistica di quello che succede, di bene e di male. Di positivo c’è il sempre maggior numero di persone in visita al Parco, riconoscendo al nostro territorio una forte valenza ambientale, turistica e culturale. Si tratta di un movimento di gente che ci rafforza nell’impegno di ogni giorno a migliorare i percorsi e la fruibilità. Di negativo, al contrario, c’è a volte la mancanza di educazione e di rispetto non tanto per il nostro lavoro di gestori del Parco ma proprio verso un patrimonio ambientale che è di tutti e che proprio perché è di tutti va rispettato e lasciato integro anche per chi viene dopo di noi. È vero, i tempi sono cambiati, le esigenze sono aumentate, ma come giustamente fa notare Carlo Vatta nella sua lettera, a volte si esagera: dalle moto in giro sui sentieri alle paraboliche con elettrogeneratori per sparare a tutto decibel la musica in riva al fiume si fosse in discoteca, dalle macchine che arrivano quasi a bagnare le ruote in Adda alla spazzatura lasciata in giro come se alcuni angoli del Parco fossero discariche a cielo aperto. Ecco: è contro tutto questo che ci battiamo come gestori del Parco con le nostre guardie ecologiche volontarie. Ma in questi casi, più che la repressione, il primo passo per contrastare certi fenomeni dovrebbe essere l’educazione e un minimo di impegno al rispetto delle regole. Piccoli sforzi per un grande risultato e per un ambiente più bello e vivibile. È chiedere troppo?Cordiali saluti.
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