Esistono i falsi invalidi, ma non dimentichiamoci di quelli veri

Caro direttore, sul «Cittadino» ho letto del convegno sulla sicurezza sul lavoro al femminile, peccato sia solo al femminile! Facendo una riflessione personale, mi chiedo come mai dietro a tanta bontà il mio compagno, un invalido del lavoro dal 2004, abbia dovuto aspettare 5 mesi per avere degli ausili che gli permettono di camminare (fino a poco tempo fa riconosciutigli entro breve tempo) regalandogli così durante l’attesa un peggioramento della sua situazione. Mi chiedevo se tra i relatori ci sia anche chi con tanta umanità e bontà abbia aiutato il mio compagno a trascorrere una bella estate elemosinando un presidio che in questi anni gli è sempre stato riconosciuto e ora concessogli dopo solo 5 mesi... nel frattempo, vedendolo, per sua sfortuna, non mi sembra sia stato miracolato! Queste persone, a mio parere, dovrebbero tutelare chi ha subito un infortunio e non solo ai convegni ma anche e soprattutto nella vita quotidiana e lavorativa senza farli sentire in colpa per una colpa che loro non hanno.

Devono già vivere un infortunio, ma non subirlo! Mi auguro che il convegno di oggi porti un po’ di umanità e serenità a chi segue da vicino queste persone. Dopo 7 anni non vedo più il mio compagno di prima, ma con un handicap che in questi anni ha peggiorato la sua situazione lavorativa, familiare ed affettiva e che ha sostituito quel sorriso che aveva con tanta rabbia e dolore, con tanti ma e perché. Sofferenza che in modo indiretto viviamo anche noi familiari. Spero che quanto scritto apra i cuori di qualcuno, non solo ai convegni ma durante il loro lavoro con professionalità e umanità. Esistono falsi invalidi, ma non dimentichiamoci di quelli veri. Grazie per lo spazio dedicatomi, cordiali saluti

© RIPRODUZIONE RISERVATA