La nostra bella città troppo spesso viene sfregiata da scritte sui muri. Qualsiasi edificio viene colpito dalla barbarie, case appena tinteggiate, chiese, monumenti, scuole. Questi individui sono maleducati e non artisti. Si aggirano di nascosto, magari nell’oscurità della notte silenziosa, per deturpare ciò che appartiene a tutti, noncuranti dei danni che possono arrecare e nonostante il comune abbia offerto spazi adibiti a questa manifestazione artistica, tra cui il vecchio muro nei pressi della stazione.
È iniziata infatti pochi mesi fa la riqualificazione del terminal bus di Lodi, un muro di 240 metri in cui si sono cimentati artisti della provincia, ma anche provenienti da Milano, Torino, Modena e Bologna nel tema “I monumenti di Lodi e i trasporti”.
È dunque il caso di distinguere tra artisti di strada e vandali. Il graffitismo non è vandalismo, ma è una manifestazione legale della propria creatività tramite interventi pittorici su suolo pubblico.
Proprio in questa sede voglio menzionare e ricordare un grande artista del quale è in corso la mostra a Palazzo Reale a Milano. Si tratta di Keith Haring, pittore e writer statunitense. È stato uno dei maggiori interpreti del graffitismo metropolitano, insieme a Basquiat.
La sua arte è percepita come socialmente e politicamente impegnata sui temi propri del suo tempo quali crack, razzismo, aids, minaccia nucleate, alienazione giovanile, discriminazione delle minoranze, arroganza del potere.
L’esposizione è divisa in sezioni: “umanesimo” in cui propone la centralità dell’individuo in un mondo in pieno mutamento, “archetipi. Miti e icone” in cui rimarca, all’alba dell’era telematica, il potere generativo delle forme archetipiche e il loro farsi linguaggio, “immaginario fantastico” con richiami espliciti al tema del mostruoso, tratto dall’arte del Medioevo e attraverso cui costituisce il suo ricco bestiario, “etnografismo” espressione di un sistema di valori formali, estetici, totemici e antropologici già presenti nelle prime avanguardie europee ma anche frutto di una presa di coscienza politica, “moderno postmoderno” in cui viene a contatto con l’arte occidentale, grazie ai numerosi viaggi in Europa, “cartoonism” il cui spirito permea tutti i suoi lavori e infine “performance”.
Haring considerava la creazione di un’opera d’arte un’espressione di energia dichiarando “disegnare è fondamentalmente la stessa cosa dai tempi della preistoria, unisce l’uomo e il mondo. Vive attraverso la magia”.
Egli sceglieva di agire sul pubblico con una attività di disegni nella metropolitana di New York. Il suo intento era realizzare arte per tutti. Proprio come i writers di Lodi che vogliono mostrare ai passanti le loro capacità artistiche.
Tutto ciò per dire: i giovani hanno grandi idee, che possono scaturire come un fiume in piena attraverso forme di arte nuove, creative, insolite. Dunque cari miei teppisti, se avete messaggi da divulgare fatelo alla luce del sole, sotto gli occhi del pubblico, sul palcoscenico che vi viene offerto e messo a disposizione, perché tra questi piccoli schizzi realizzati di nascosto e frettolosamente su muri potrebbero nascondersi opere d’arte dai temi attuali, che ci toccano dal vivo. Infatti il graffitismo è un nuovo mezzo di comunicazione di massa, per scuotere le coscienze degli individui, protestare contro una società ricca di contraddizioni, promuovere temi come l’antirazzismo, l’accoglienza, l’integrazione, l’omosessualità.
Non bisogna quindi confondere la maleducazione di imbrattatori con l’arte di strada, che è arte per tutti.
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