Hanno vinto con la paura ma non esiste il caso sicurezza

Non sono stati l’odio e il livore politico a far vincere il candidato della Lega Nord, e il riferimento è alla lettera pubblicata il 3 luglio scorso sulle pagine de Il Cittadino, dove i due firmatari probabilmente, la mattina seduti al bar davanti a una tazza di caffè, leggendo il giornale, cercano di fare un’analisi politica e di merito sul voto del ballottaggio avvenuto il 25 giugno scorso.

La prima cosa forse da dire, anche per smentire in parte quanto detto dai firmatari, è che chi crede nella politica, non ha paura dell’avversario. Chi fa politica, quella fatta in maniera vera, non finalizza “all’arrivo” o alla conquista della “poltrona”, non può avere timore di una campagna elettorale, anche se, quella fatta in città dal centro destra, ha fondato le proprie basi sui fantasmi della paura. La propaganda, la percezione della paura, la sensazione trasmessa per la mancanza di sicurezza, veicolata tramite i classici slogan ai cittadini lodigiani, come una caccia alle streghe, che si è materializzata poi nel bisogno della ricerca di un cambiamento, ha prodotto i suoi effetti.

Lodi in ogni caso non soffre, più di altre città, un problema di sicurezza e di controllo del territorio.

E in ogni caso, sarebbe bene ricordarlo, la responsabilità della tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza dei cittadini, non è attribuibile al Sindaco della città o alla sua Giunta.

Viceversa, anche se lo stesso Sindaco, in un contesto cittadino, è chiamato a collaborare negli ambiti di competenza dell’ente locale per un migliore espletamento della funzione della sicurezza, la responsabilità della tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica, è sempre di esclusiva competenza del Ministero dell’Interno e per quest’ultimo, l’Ufficio Territoriale di Governo.

Anche su quest’aspetto, forse il centro destra si è attribuita una competenza non propria, sbandierata, peraltro come cavallo di battaglia in campagna elettorale. Quindi, dicono bene i sigg. Paina e Aliprandi, una vittoria servita su un piatto d’argento alla Casanova, ma con un amaro contorno, quello di una vincita basata sull’ambiguità.

Infatti, quale è stato il motto ricorrente di tutta la compagine di centro destra? “Spazziamoli via”, quindi non messaggi costruiti su proposte o progetti di merito, ma solo propaganda sull’importanza del cambiamento. La voglia di un cambiamento che peraltro la sinistra lodigiana, forse frastornata, impegnata probabilmente più in una politica di cortile, con comitati elettorali strettamente legati a un’agenda un po’ troppo ingessata, non ha saputo leggere, interpretare e quindi cogliere i segnali che la città cercava di trasmettere.

Tutto questo, senza ulteriori polemiche, comunque è diventata storia del passato, come al passato appartiene anche la vicenda dell’apparentamento, che nel merito e per raggiungere un obiettivo, ci sta anche bene, ma a tale proposito, forse è giusto fare un parallelo: il marito che tradisce la moglie, può avere tantissime giustificazioni che servono a sollevarlo moralmente dall’aver compiuto l’azione, ma alla fine, rimane un fatto certo e concreto, quello di aver tradito la moglie.

In ogni caso, il confronto elettorale è finito, quelli che fanno politica al bar, di fronte a una tazzina di caffè possono stare tranquilli, nessuno vede l’avversario politico come un nemico da sconfiggere e, certo non siamo in guerra. Considerato in ogni caso che effettivamente il popolo è sovrano, a questo punto, si deve solo augurare buon lavoro alla nuova Amministrazione. Certo i problemi da risolvere sono tanti, ma la speranza rimane quella che la nuova compagine amministrativa, saprà affrontarli con giudizio, con fatti concreti e, questa volta, veramente per il bene della città.

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