I componenti dei comitati provinciali non sono una casta

Gli antichi greci consideravano lo sport non solo dimostrazione di forza e coraggio ma anche motivo di aggregazione tra popoli e classi sociali diverse dove i giovani venivano addestrati e allenati alle pratiche sportive dell’epoca: le guerre in corso più o meno importanti venivano sospese in nome dello sport che in quel momento accomunava tutti. Solo verso il terzo secolo d.c. da una parte i romani con le loro tasse esose che distoglievano gran parte della popolazione meno abbiente alle pratiche sportive e dall’altra l’avvento del cristianesimo che considerava lo sport un rito pagano perché dedicato agli dei diedero una svolta significativa e ridussero pesantemente le manifestazioni. Ora come allora anche oggi parte da Roma la decisione di porre fine allo sport nel suo più puro significato, perché la presidenza del CONI a causa della ben nota e pesante crisi economica ha preso la decisione di porre fine ai comitati provinciali nella loro totalità. Forse la dirigenza del CONI non sa o non vuole sapere che i tagli alla spesa vanno fatti ed orientati verso altri settori, perché è bene si sappia che il presidente, i consiglieri e delegati provinciali delle federazioni sportive e tutti coloro che hanno parte attiva presso il comitato provinciale non percepiscono nessun compenso o rimborso di qualsivoglia natura ma svolgono la loro opera dedicando tempo dedizione e pagando di tasca propria. Quindi al contrario di quanto si è letto e sentito su alcuni media non sono assolutamente una “CASTA”.È solo grazie a tutti i componenti dei comitati che con la loro opera provvedono a mantenere i contatti con le istituzioni locali, trovare sponsor sia privati che pubblici per poter finanziare le iniziative e sollecitare l’adesione dei ragazzi all’avvicinamento e conoscenza dello sport e di conseguenza a promuovere le manifestazioni sportive nel territorio in quanto gli emolumenti erogati dalla presidenza CONI sono sempre più insufficienti e inadeguati alle attuali esigenze. Se i comitati provinciali cessassero di esistere verrebbe meno quella formazione di base non solo dello sport che porta in un futuro ad ottenere risultati e creare campioni, ma anche ad una formazione di vita che da sempre lo sport ha insegnato.

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