I problemi non dipendono dall’inefficienza dei magistrati

Il 9 novembre a Roma si è tenuta l’Assemblea generale dell’Associazione Nazionale Magistrati per discutere sui temi dello status dei magistrati, della difesa del ruolo della giurisdizione e del miglioramento del servizio giustizia. L’occasione per riflettere su questi temi è nata dalla emanazione del decreto-legge 12 settembre 2014 n.132 convertito in legge il 6 novembre 2014: si tratta di un intervento normativo che , pur non avendo nel suo complesso una sensibile efficacia, innovativa, si pone l’obbiettivo di accelerare il processo civile e definire l’arretrato in materia civile. Nel comunicato che l’Associazione Magistrati ha diffuso il 29 ottobre scorso, l’ANM non concorda sul metodo seguito dal governo, oltre che su alcuni contenuti del provvedimento.Si è infatti assistito a dichiarazioni pubbliche tendenti ad addebitare i ritardi della giustizia ad una presunta scarsa produttività della Magistratura.La produttività dei Magistrati italiani si colloca invece a livelli massimi in Europa, oltre 2.800.000 cause civili e oltre 1.200.000 procedimenti penali, tutti definiti nell’arco di un solo anno. I ritardi della giustizia non dipendono dalla inefficienza dei Magistrati che con impegno straordinario sono riusciti a ridurre le pendenze, sia nel settore penale sia nel settore civile e a ottenere risultati straordinari nella lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata, nonché in materia di tutela dell’ambiente e dei luoghi di lavoro. Proprio gli uffici giudiziari di Lodi hanno conosciuto per anni vuoti di organico intollerabili sia nel personale della Magistratura, sia nel personale amministrativo, ma questo non ha impedito ai Magistrati in servizio a Lodi di garantire la tutela dei diritti delle persone e delle vittime dei reati. Per fare solo alcuni esempi, per anni la Procura della Repubblica ha funzionato con due soli Magistrati il tribunale ha avuto periodi con scoperture di organico per trasferimenti del 40%; il personale amministrativo non sta meglio: per dieci anni il tribunale non ha avuto un dirigente delle cancellerie, il personale trasferito o che si congeda per pensionamento non viene sostituito, l’età media del personale delle cancellerie è elevata e l’esperienza acquisita non verrà trasmessa ai neo assunti. Recenti interventi normativi, nell’anno 2014, hanno ribadito che il verbale di udienza è sottoscritto dal cancelliere ignorando che da decenni in quasi tutti gli uffici giudiziari italiani nessun cancelliere presenzia alle udienze civili perché non c’è personale (se il cancelliere deve tenere aperta la cancelleria non può contemporaneamente assistere il giudice in udienza). Da ultimo si sottolinea come gli uffici giudiziari abbiano affrontato dal settembre 2013 al marzo 2014 l’accorpamento con la sezione di Cassano d’Adda con una scopertura della pianta organica dei magistrati (11 giudici su 20) pari al 40% rispetto quella previste e senza alcun aumento del personale amministrativo. Tutto ciò senza che il corretto funzionamento della giurisdizione nel fosse pregiudicato.La causa della lentezza della giustizia è dunque da ricercare altrove: nella cronica carenza di organico dei magistrati e del personale amministrativo, nella insufficienza e inadeguatezza delle risorse, nella mancanza di una vera programmazione, nella farraginosità di una legislazione frammentata che nel tentativo di porre rimedio veloce ai problemi, ne aggiunge altri. La Magistratura associata chiede strutture adeguate, personale sufficiente e preparato, norme efficacie chiare, investimenti nell’innovazione e nell’informazione funzionali ad una giustizia moderna e al passo con i tempi. La Magistratura non vuole privilegi ma difende il proprio ruolo in coerenza con il suo rango costituzionale e chiede riforme vere, necessarie a restituire alla funzione giudiziaria piena efficienza.La dignità dei magistrati va tutelata contro riforme parziali e frammentarie che, pur animate da intenti positivi, non risolvono i problemi, in assenza di seri investimenti nel personale e negli strumenti di lavoro, banalizzando temi particolarmente delicati, quale quello della responsabilità civile dei Magistrati con il rischio di promuovere una giustizia burocratica e conformista. È questo il senso dell’assemblea del 9 novembre: i Magistrati non agiscono e non chiedono di essere ascoltati per tutelare privilegi di categoria o personali ma perché vogliono che la giurisdizione venga rispettata per garantire sempre e solo la tutela dei diritti di tutti. Il lavoro del magistrato è un servizio per la tutela dei diritti dei cittadini. I Magistrati operano nel rispetto della Costituzione e delle leggi dello Stato; chiedono il rispetto della funzione giurisdizionale nell’interesse del popolo italiano in nome del quale pronunciano le sentenze.

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