Rubriche/Lettere
Mercoledì 20 Maggio 2015
Il ponte distrutto dal clima lodigiano: ma l’architetto è norvegese o del Burundi?
Egregio direttore, circa l’eliminazione del ponte in legno di Arcagna, che permetteva alla pista ciclabile Lodi-Zelo di attraversare il canale scolmatore della centrale di Tavazzano, ho letto sul Cittadino di oggi una risposta del presidente della Provincia di Lodi che mi ha lasciato basito.Il ponte si sarebbe deteriorato a causa del… “clima”. Al punto – leggo sul vostro giornale – “da minare le travi della struttura”. E scrivono i tecnici: «Il progetto prevedeva la realizzazione dell’attraversamento ciclabile in questione mediante la posa di una struttura prefabbricata in legno del tipo a travata reticolare. L’opera è stata fornita ed installata dalla società costruttrice che ha rilasciato apposita certificazione di conformità, allegata agli atti di collaudo. Per quanto attiene all’instabilità del ponte sembra evidente che possa dipendere dal deterioramento degli elementi strutturali in legno, per cause legate al microclima, e tali da creare diffuse condizioni di proliferazione batterica a carico delle travi più prossime all’alveo, che imprevedibilmente hanno, nel tempo, impoverito la capacità e la durabilità del materiale». Bene. O meglio: male. Cos’è costato il ponte alle casse pubbliche, ossia a tutti noi contribuenti? Chi l’ha progettato? Presumo un architetto che vive in Norvegia o nel Burundi, per non essere a conoscenza del clima della Pianura Padana. Possiamo conoscere il suo nome e quanto ha intascato di parcella? E chi gli ha dato l’incarico? La Provincia può ancora rivalersi su di lui per la cifra sborsata e finita così malamente? Cos’ha fatto il presidente Soldati per recuperare questo denaro buttato dalla finestra?Nei giorni in cui smontavano il ponte un vecchio muratore di Cervignano mi ha detto: sarebbe bastato infilarci sotto due putrelle di ferro, prima di costruirlo, e il ponte sarebbe ancora lì. Ma quel vecchio muratore mica ha la laurea in tasca.
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