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Domenica 18 Dicembre 2016
Il progetto richiede la pedonalizzazione dell’area più pregiata
Si inaugura oggi, domenica 18 dicembre, la nuova piazza di Maleo. La cosa in sé potrebbe sembrare ordinaria amministrazione, se non fosse che una fortunata serie di eventi hanno reso possibile un ripensamento complessivo degli spazi, mettendo ordine a una successione di casuali trasformazioni che avevano degradato la piazza al solo ruolo di posteggio. Mai prima d’ora era intervenuta su questo spazio la disciplina normativa dell’urbanista o dell’architetto, cosicché la piazza malerina si definisce ora per la prima volta nella sua storia alla luce di una rilettura del passato che ne interpreta i segni e le restituisce un nuovo assetto funzionale e -per la prima volta- estetico. Per conto dell’Amministrazione comunale, e in particolare per la forte convinzione del sindaco Giuseppe Maggi, cui deve andare in primis il plauso dei malerini per avere fortemente voluto questo intervento, gli architetti Alfonso e Roberto Ventura hanno licenziato un progetto che riqualifica uno spazio già perduto e lo restituisce alla cittadinanza con tutta la forza centripeta che la Piazza deve necessariamente possedere. Ciò che ne è conseguito è una totale ridefinizione del sito che ha riacquistato la propria memoria storica, distinguendo tra la zona di recente ampliamento che continua a servire da parcheggio (benché riqualificata nella pavimentazione in porfido con termini in pietra bianca) e la piazza “storica”, cioè lo spazio allungato prospiciente la sequenza loggia-campanile-chiesa. Il maggiore pregio di questo intervento è stato quello di avere recuperato la lettura e il significato di questa duplicità di ambiti, differenziandone funzioni logistiche e pubblica fruibilità, così che l’antica piazza ora viene enfatizzata nella sua monumentalità e nel recupero del significato originario di sagrato della chiesa parrocchiale. Sagrato (sacratum, da sacrum: sacro) è termine medievale che indica propriamente una zona consacrata in quanto chiusa, separata, divisa dal resto e adibita a funzioni religiose. L’utilizzo di elementi monolitici e di diversi materiali nella pavimentazione permette di fare emergere la memoria di tali funzioni, pur ripensandole nell’ottica di un vissuto contemporaneo. Come nelle piazze ideali del Rinascimento, la pavimentazione è attraversata da schemi geometrici che offrono la chiave di lettura dello spazio ideale. Senza mai confrontarsi con precedenti illustri che lo storico potrebbe evocare, Alfonso e Roberto Ventura hanno colto il senso più profondo di quei segni: indicare univocamente il solo punto di vista possibile, che nel nostro caso sta esattamente di fronte alla chiesa. Da qui una serie di linee segmentate, altrimenti prive di significato che non sia quello della varietas cromatica, suggeriscono il convergere ad unum dello spazio estetico, visibile e misurabile, verso la sola quinta scenografica possibile, cioè la facciata della chiesa. Si ricompone così nell’idea di un esclusivo sacratum, cioè l’antica piazza originale, la molteplicità degli spazi civili e religiosi che alla funzione propria della piazza storicamente attengono. La stessa scelta di una illuminazione soffusa e raffinata, sia per quantità che per qualità, che non mortifica le presenze monumentali a sagome cartonate ma piuttosto ne esalta i dettagli architettonici, suggerisce un radicale cambio di passo. Al posto di una fruizione passiva in senso longitudinale (attraversamento da nord a sud o viceversa) in spregio ai monumenti (loggia, campanile, chiesa) cui la vecchia piazza è stata ridotta negli ultimi anni, il progetto Ventura offre adesso ai malerini l’opportunità della riappropriazione di questo spazio per una rinnovata socialità. Da malerino mi auguro vivamente che siano ormai maturi i tempi perché anche in questo paese di provincia del profondo nord, cittadini e amministratori abbiano raggiunto il necessario senso civico per comprendere la profondità di questo invito e capire che l’altezza del progetto richiede la pedonalizzazione dell’area più pregiata. Tanto più nel centro di un borgo antico, quale è Maleo, a ridosso dell’area del castello e di Villa Trecchi. Il non comprendere tale esigenza rischia di vanificare lo sforzo di molti nel promuovere un’offerta di fruizione turistica da tempo perseguita. Immagino che sarà questa la sfida dell’ultimo miglio, ma sono fiducioso che saranno per primi i cittadini di Maleo ad auspicare anche per la nostra ritrovata piazza la chiusura del traffico veicolare.
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