
Gentile Direttore, sono fermo in coda di primissimo mattino mentre vorrei entrare al casello autostradale di Casalpusterlengo e ho davanti a me il presente del Lodigiano. A sinistra un edificio oramai fatiscente che sino a dieci anni fa era una fiorente industria che dava impiego a tante persone, mentre al centro vedo una fila di camion ed autovetture tutte diligentemente incolonnate sperando che, prima o poi, si passi l’ingorgo. A sinistra invece (fuori foto) altri capannoni, questa volta occupati. Viene doveroso chiedersi se sia questo il Lodigiano dei colori tanto sbandierato fino a qualche anno fa. Viene da chiedersi se questo è quanto vogliamo tramandare ai nostri figli. Viene altrettanto doveroso chiedersi se non ci siano alternative al nostro territorio se non questo scempio. Ripensare il territorio, prima che sia troppo tardi è non solo doveroso ma necessario. Il Lodigiano non può e non deve essere una terra dove si muore di mala-occupazione o di tumori per l’aria irrespirabile. Non è questa la terra dove passa il ‘grande fiume’, non è questo il territorio dove una volta c’erano più ‘cascine che case’? Ripensare il territorio è quindi un’operazione non impossibile. L’importante sarà creare un piano di sviluppo che coniughi ed armonizzi in maniera sostenibile il territorio e le sue componenti tipiche mettendo al centro la popolazione che qui abita e che non può e non deve accontentarsi di ‘vedere le montagne all’orizzonte’ respirando aria ammalorata o peggio ancora avvelenata. Se davvero si vuole ripensare il territorio è necessario l’impegno di tutte le componenti, ma senza dietrologie o scorciatoie. Si tratta di garantire un futuro e non esiste in questo caso, purtroppo, ‘un piano b’. Cordialmente,
© RIPRODUZIONE RISERVATA