Egregio Direttore, la lettera pubblicata giovedì 16 giugno dal Suo giornale intitolata “Adesso mancano solo i nordcoreani” solleva due questioni che meritano una risposta. Per quanto riguarda l’“utilità e ragion d’essere” del Parco Tecnologico Padano, è bene ricordare che si tratta di un progetto sostenuto dalle istituzioni regionali, provinciali e comunali fin dalla sua nascita, e che oggi rappresenta una delle più dinamiche realtà nazionali nel campo agro-alimentare. Verrà peraltro pubblicato nei prossimi giorni il bando di gara per il completamento degli insediamenti universitari di tutta la facoltà di veterinaria e dei dipartimenti biotecnologici della facoltà di agraria. Questo significativo passo avanti potenzierà ulteriormente le ricadute positive sull’economia del territorio. È bene infatti ricordare che il motto del Parco è “la ricerca si fa impresa” e che già oggi collabora e offre servizi di innovazione per la sicurezza alimentare a circa 100 aziende agroalimentari italiane di cui alcune decine del lodigiano. Cresce inoltre il numero di nuove società che trovano spazio presso l’incubatore di impresa Alimenta. Per raggiungere l’eccellenza è però necessario svolgere ricerca di livello internazionale. La costruzione di una rete di rapporti, anche al di fuori dell’Europa, è pertanto fondamentale per l’attività del Parco.La seconda questione riguarda l’opportunità di ricevere delegazioni provenienti da paesi considerati poco democratici. Essendo il Parco Tecnologico Padano ormai una realtà conosciuta, capita spesso di ricevere visite di delegazioni straniere, che ci contattano in maniera diretta o, più spesso, attraverso le istituzioni pubbliche e le realtà che si occupano di internazionalizzazione economica. A volte si tratta di visite tecniche. Altre volte gli incontri si svolgono nell’ambito di missioni di Stato. Questi eventi costituiscono momenti di scambio culturale aperti al territorio e alla cittadinanza lodigiana. La ricerca scientifica ha la fortuna di poter oltrepassare talune barriere politiche e costruire conoscenza. Certamente esistono dei limiti, come testimoniato dalle sanzioni internazionali imposte all’Iran un anno fa, in epoca quindi posteriore alla visita citata nella lettera. Ma, laddove non vi siano reali pregiudiziali di natura politica o di sicurezza, riteniamo che compito della ricerca sia anche quello di contribuire ad avvicinare i popoli e i paesi.
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