L’argomento “fusione” fra le Bcc lodigiane tiene banco già da diverse settimane. Hanno scritto in tanti (più o meno competenti e qualificati) per esprimere quasi esclusivamente il gradimento alla nascita di una grande Bcc lodigiana che trarrebbe origine dalla fusione delle tre Bcc attualmente esistenti ed operanti nel territorio lodigiano. Quella della fusione è indubbiamente un’idea suggestiva che racchiude in sè un grande appeal popolare anche per ragioni campanilistiche ma soprattutto per le indubbie implicazioni di carattere economico ed operativo oltre che di sviluppo e sostegno alle aziende ed alle attività pubbliche e private del territorio lodigiano. In realtà non è un argomento nuovo ma ricorrente da diversi anni a questa parte. A mio parere l’argomento fusioni viene oggi riproposto con un coro a più voci e con grande risonanza mediatica a livello locale, quale reazione alle notizie di una possibile fusione di una delle Bcc lodigiane con una Bcc consorella che opera in zone limitrofe al Lodigiano. In occasione della presentazione ed approvazione del bilancio d’esercizio 2010 della Bcc Laudense il management, sorvolando in maniera molto signorile sulle polemiche dei giorni precedenti, ha informato i soci (di cui mi onoro di far parte) di aver in corso contatti allo stato iniziale con una Bcc consorella che ha manifestato l’interesse ad intavolare una discussione per valutare se insieme si può far meglio «banca cooperativa» nell’interesse reciproco, dei soci, del territorio. È stato anche precisato che si è pronti e disponibili a valutare più opzioni: chi è interessato si faccia avanti con atti concreti e diretti. Nella qualità di socio-cliente ho espresso in assemblea il mio parere in relazione alle notizie di stampa su possibili fusioni invitando nel contempo il CdA e la dirigenza a tenere costantemente informati i soci sullo sviluppo di eventuali trattative. La Bcc Laudense cresce sia in termini di volumi che di patrimonio e sostanzialmente «tiene», nonostante la crisi economica mondiale che crea difficoltà al sistema bancario italiano e anche i bilanci di banche ben più attrezzate della nostra ne mostrano evidenti i segni. Per questa ragione non abbiamo particolari o comunque mutate esigenze rispetto al recente passato di correre verso unioni affrettate. Prendiamoci tutto il tempo che serve per fare le più approfondite valutazioni che tengano conto in primo luogo che la Bcc è dei soci-clienti e gli amministratori devono perseguire in primo luogo gli interessi dei soci proprietari, che essendo tutti operatori economici del territorio lodigiano significa anche perseguire l’interesse del nostro territorio. Soci che devono essere preventivamente consultati una volta che gli amministratori siano in possesso ed in grado di fornire complete informazioni unitamente ad uno studio da cui risulti la comprovata necessità e/o bontà di una eventuale aggregazione. Nulla vieta che dopo aver fatto le necessarie valutazioni si pervenga alla decisione di unirsi ad altre realtà cooperative oppure si decida di continuare a camminare con le proprie gambe. E saranno i soci a prendere la decisione.
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