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Lunedì 30 Ottobre 2017
L’Incoronata è anche espressione della identità del territorio
La nuova Giunta Comunale alle prese con il problema del restauro del Tempio Civico
Non è nuova la notizia circa il degrado in cui versa il Tempio dell’Incoronata. In questi anni molto si è parlato e poco si è concretizzato nella salvaguardia di questo bene storico, artistico e religioso.
Mi stupisce tuttavia il tono forse non accusatorio, ma poco ci manca, che in questi giorni prende le mosse verso la nuova Giunta Comunale che ha ereditato la gravosa situazione dalla “vecchia gestione” e che oltre a non averne colpa alcuna sono certo abbia la volontà di porre fine a un vergognoso stato di disinteresse verso il monumento più caro ai lodigiani.
Mi intristisce poi il fatto che, da parte di alcuni, si motivi il bisogno di decoro e restauro di questa chiesa solo in relazione al flusso turistico che questo capolavoro rinascimentale e barocco chiama a sé. Mi domando quando si prenderà coscienza, innanzitutto da parte della componente politica che è chiamata alla tutela del patrimonio storico, che un bene artistico è espressione di civiltà e catalizzatore dell’identità del territorio in cui si trova e che quindi merita attenzione a prescindere da quanto esso sia “amato” dai turisti. L’Incoronata deve essere recuperata innanzitutto per il proprio valore culturale e religioso, per i lodigiani e poi naturalmente anche per i turisti.
Si è parlato del deterioramento degli appartamenti annessi al tempio, si è fatto bene, mi sia concesso però porre l’accento anche sulla situazione di degrado in cui versano tutti i cicli di affreschi di epoca tardo barocca collocati principalmente nella zona absidale; non solo la diffusa sedimentazione di polveri e nero fumo sulla superfice pittorica impedisce la corretta lettura del testo pittorico ma, preoccupanti sono le infiltrazioni di umidità con la conseguente salificazione proveniente dagli intonaci che seriamente vanno minacciando alcuni affreschi con la irrimediabile scomparsa dell’opera d’arte. Preziosi affreschi eseguiti da Stefano Maria Legnani, più noto come Legnanino e di Andrea Lanzani. Il primo principe di raffinatezze registiche, costruttive e coloristiche, il secondo padre del barocchetto lombardo.
Non si può tacere infine che anche lo splendido altar maggiore, forse il più bell’altare di tutta la diocesi, ricco di bronzi dorati a tutto tondo, pietre semipreziose, desunto da disegni dello Juvarra, già architetto della Casa reale Sabauda, ha bisogno di manutenzione per ritrovare il suo originario splendore ricco di bagliori aurei che felicemente si sposano con le dorature dell’aula restituendo così l’equilibrio meditato e voluto dai suoi artefici.
Mario Vergottini
Mirabilia Laus
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