Lodi Vecchio: due lastre di eternit abbandonate in paese ormai da 2 anni e i rami della robinia sul marciapiede di piazza Barbarossa

La rubinia pseudoacacia spinosa è un albero dal legno forte, tenace e dalle piccole foglioline che nascondono robuste spine acuminate molto pericolose. Cresce lentamente nel tempo e raggiunge uno sviluppo di circa tre metri nello spazio di 4-5 anni. Molto tempo fa, sulle rive dell’Adda, si trovavano graziosi boschetti; conservo un caro ricordo di mio nonno che sceglieva i rami più adatti per rifare il manico al martello o all’accetta. Mi diceva di stare attento perché

“el rubin le tegnis ma el spung da maledet”. Chi volesse ammirare senza fatica un esemplare di questo nobile albero, lo può trovare, da almeno due anni, sul marciapiede sinistro, in fondo alla via Acquistapace angolo piazza Barbarossa. Si raccomanda la massima attenzione perché i rami spinosi, sia verdi che quelli secchi, pendenti, si trovano ad altezza d’uomo e della testa dei bambini. Ravanando tra i rovi si troverà pure un varco nella recinzione altrettanto pericoloso. Osservare quindi bene la foto. Nel 2012 un nostro concittadino segnalava all’ufficio competente del comune la presenza da lungo tempo di due mezze lastre di eternit frantumate, appoggiate in malo modo su un muretto e sporgenti sul marciapiedi, proprio di fronte al Circolo “il Centro”, situato in via Carducci angolo via della Pace. Spazio aperto e accessibile a chicchessia. Risulta che il comune abbia emesso ingiunzione al proprietario, tale residente in Calabria o in Sicilia, di rimuovere e smaltire le lastre con l’amianto entro 30 gg., nel rispetto delle procedure vigenti. Immagino l’agitazione del proprietario, prova ne è che le lastre si trovano esattamente dove erano prima. Non conosco le regole e gli adempimenti successivi all’atto di ingiunzione, ma occorre precisare: parliamo di meno di due metri quadrati di materiale e di un periodo temporale che si avvicina ai due anni. Aggiungo che, dopo la segnalazione, il personale comunale addetto, mise un cavalletto con nastro bianco e rosso per evitare che i pedoni si avvicinassero troppo. Nel tempo il cavalletto è stato spostato, perché probabilmente serviva altrove, il nastro si è rotto e l’eternit è ancora dov’era prima. Ho la massima comprensione per la complessità di questo problema ma, senza peccare di presunzione, vorrei tuttavia permettermi un piccolo suggerimento risolutore: si potrebbero adottare le stesse identiche procedure che furono adottate per spostare le tonnellate di eternit abbandonate a suo tempo da ignoti in zona San Lucio? Tempi e costi saranno adeguati all’entità del caso in oggetto e quindi, rispetto al precedente, influiranno minimamente sulle tasche dei cittadini. In fin dei conti stiamo parlando della salute pubblica, o mi sbaglio? In questo caso forse no? Le amare conclusioni: sorvolo sulle dozzine di segnalazioni e denunce che vengono fatte regolarmente, è inutile collaborare, è inutile cercare di capire a chi tocca, se agli operatori ecologici, se all’Arca, se all’ufficio tecnico. Non è un problema nostro. E’ tempo perso, il difetto sta nel manico. Se nel centro della città non sono capaci di risolvere problemi di questo tipo in due anni e nemmeno di individuarli, come possiamo sperare noi cittadini che l’Italia si potrà risollevare, con gli amministratori pubblici che abbiamo, che tanto si vantano di tutelare il verde e la salute pubblica e si riempiono la bocca con la parola “ecologia”? Per cosa paghiamo le tasse che ci impongono (si, proprio le imposte)? Per cosa percepiscono uno stipendio?

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