Ma i dipendenti della Provincia sanno di essere fortunati?

Apprendo dall’articolo del vostro giornale che i dipendenti della provincia di Lodi, compongono un esercito di 180 persone; solo ora capisco la necessità di ampi spazi da dedicare alla grande industria quale la provincia di Lodi dove il premio di produzione è materia sconosciuta. Per chi conosce l’ambiente lavorativo della nostra grande provincia, conosce pure il filo conduttore che accomuna i luoghi di lavoro pubblici. Facendo un distinguo nel precisare che non tutti i lavoratori pubblici hanno la caratteristica di rientrare in questo quadro riassuntivo, troppi sono sinonimo di mancanza di produttività, di indifferenza nei confronti dei cittadini che dovrebbero godere di questi servizi, senza tralasciare il significativo ruolo di datori di lavoro, che gli stessi cittadini ricoprono.Se questi dovessero prestare il proprio operato in un luogo di lavoro privato dove, l’equazione produttività=stipendio deve essere necessariamente soddisfatta, vagherebbero alla ricerca di posti di lavoro introvabili. Il mercato del lavoro serio li bandisce. Ma così non è. Dove andremo a finire? La prospettiva di fare 50 km per recarsi al lavoro non li esalta. Certo. Quando si è abituati alla passeggiata mattutina delle ore 9, se va bene, per recarsi al lavoro, con pause di caffè che iniziano alle 9,30 per ripetersi nella lunga mattinata, orari elastici, ambienti di lavoro troppo caldi fare 50 chilometri modifica gli “ assetti familiari”. Aggiungo che non è raro incrociare lavoratori pubblici che durante la lunga mattinata si assentano dal posto di lavoro, con la condivisione dei colleghi, per effettuare compere di natura privata, assolvere impegni familiari. E i pendolari che fanno una vita lavorativa. sostenendo ritmi settimanali che farebbero stramazzare il lavoratore pubblico tipo, cosa dovrebbero esclamare? E tutti i lavoratori che non hanno la fortuna dei lavoratori pubblici di sapere che una sistemazione ci sarà! Magari a 50 km ma ci sarà, cosa dovrebbero esclamare? Non c’è altro da aggiungere.

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