Nella vicenda dell’indagine sul buclin non ho visto il minimo buon senso

Gentile Direttore, ho avuto modo di seguire sul giornale e poi per esperienza diretta la vicenda della Ca’ del Buclin di Mairago, una piccola area lungo la Muzza, inutilizzata e abbandonata, che un gruppo di anziani volenterosi ha, gratuitamente, ripulito dai rifiuti abbandonati e dagli alberi caduti e ha valorizzato con nuove piante, con una baita in legno aperta a tutti e con una piccola cappella votiva dedicata alla Madonna. Non riesco a capire in che misura il paesaggio sia stato “danneggiato” dalla creazione di questo angolo verde a disposizione della comunità. Ma, per incompetenza, non entro nel merito se ci sia stata o meno la violazione di una legge. La proprietà, se si tratta del Pio Albergo Trivulzio, non mi pare abbia mai rivendicato di aver subito un danno, considerato che si tratta di un fazzoletto di terra stretto fra due canali e senza alcuna possibilità di uso produttivo. Le guardie forestali, secondo voci che rimbalzano anche sul web, sarebbero intervenute per l’insistenza di qualcuno più interessato a disturbare la fruizione dell’oasi e distruggere il lavoro degli anziani, che a difendere la Natura. A questo punto, a pagare saranno, nell’ordine: le famiglie che non possono più andare al Buclin, il comune di Mairago che dovrà rivolgersi a un avvocato per seguire l’iter giudiziario avviato, i pensionati che non avranno più un luogo di ritrovo e anzi dovranno pagare un legale (e di questi tempi non tutti se lo possono permettere) e infine l’ambiente stesso che tornerà abbandonato e preda di qualche vandalo pronto a scaricare rifiuti di ogni tipo. Bel risultato. Non resta che una domanda: dove è il buon senso in tutto ciò?

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