
In riferimento alla lettera della Sig.ra Virginia Bescapé pubblicata il 31 luglio 2014, sul tema dei richiami vivi per la caccia, posta la legittimità delle diverse opinioni (tolleranza per contro sconosciuta agli animalisti), è opportuno evidenziare che i richiami vivi non sono vietati da alcuna norma comunitaria – come invece le varie sigle animaliste hanno cercato di far credere a politici e opinione pubblica – tanto è che vengono impiegati in diversi altri Stati membri dell’UE e che la Commissione europea non aveva chiesto all’Italia di vietarli, bensì solo di rendere la legislazione nazionale del tutto conforme alle direttive comunitarie per quanto concerne le procedure per autorizzare la cattura dei richiami in natura (lo fanno le Province sulla base di specifici atti delle Regioni). Infine, si abbia il cortese pudore di non citare le petizioni via web alla maniera della Brambilla & co., totalmente inattendibili visto che funzionano a “click” di mouse senza alcuna verifica formale, cosicché una singola persona può esprimersi senza limite alcuno cliccando decine o centinaia di volte... Semmai, non si è riscontrata nessun’altra presa di posizione dell’arcipelago animal-ambientalista sui molti temi ambientali contenuti nel DL 91, composto da ben 33 articoli (sicurezza alimentare, agricoltura di qualità, rischio idrogeologico, difesa del mare, bonifica da rifiuti tossici, ecc.), tutti bellamente ignorati per concentrarsi sull’art. 16, l’unico che tocca la legge nazionale sulla caccia. Di certo non è ardito né fuori luogo paragonare i moderni animalisti ai Crociati di antica memoria, quello sì retaggio medievale che oggi vorremmo relegato ai libri di storia.
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