Caro Direttore, leggo a tarda sera la rubrica di lettere ed opinioni dell’edizione odierna del 20 aprile 2011 e devo confessartelo mi sono messo le mani nei pochi capelli rimasti, perché francamente non posso accettare una analisi ed una valutazione fatta dallo scritto di L.C. sull’omino con il bastone. Premessa. Mi pare di scorgere in quelle righe una machiavellica tentazione di aprire bocca per sentenziare qualcosa di misterioso… hanno sbagliato ad erigere una scultura/opera per l’hockey a Lodi, perché altri sport ne avevano più o meno diritto ad essere rappresentati così (in)degnamente. Ma a favore di chi si è fatto così grave torto da non essere eccelso nell’olimpo dello sport Lodigiano? A siffatta conoscenza potremmo poi ribadire concetti, idee e riconoscimenti per avallare le tesi meritocratiche e di “alloro” inteso come segno ellenico di olimpo sportivo. Quando saranno rese note le diverse gesta sportive lodigiane delle realtà che hanno fatto parlare di sé e di Lodi a livello sportivo, potremmo intrattenerci vicendevolmente sulle lodi (sportive) da riconoscere e da omaggiare. Comunque l’intenzione di omaggiare la città di detto monumento ha voluto celebrare il forte legame di tutta la nostra città con questo sport ricordandone la nascita e lo sviluppo di questa disciplina (nota Comune di Lodi del 26.03.2011). Infine trovo poco maturo e molto populistico il “j’accuse” verso la Banca Popolare ancora una volta vista come l’istrionica regista di scelte volute e forzate a suo piacimento ed imposte a cittadini ed amministratori nelle vesti di un Giulio Cesare romano imperatore… se così fosse stato, riconoscendo gli aiuti sponsorizzanti per molte altre attività, la localizzazione ideale sarebbe stata la Via Polenghi Lombardo che a stento avrebbe contenuto busti e/o sculture così come adornano le vie del romano impero e del Foro Italico (sede del Coni)! Ma anche in questo caso sarebbero sorti cori alla megalomania bancaria…Fatta la premessa di cui sopra, è giusto mettere a fuoco alcuni banali scivoloni fatti nella redazione della lettera che, a rigor di logica, devono essere per forza confutate e messe a regime di giuste informazioni. da Più di 40 anni ormai l’hockey è radicato a Lodi sin dalla sua nascita, prima di nicchia per la sua location in città bassa, poi trascinatore di buona parte dei Lodigiani (provenienti da realtà esterne alla città di Lodi). Anche nei suoi momenti bui non tutto è stato abbandonato ed il lavoro e l’impegno degli amanti di questo sport l’hanno fatto risorgere come un’araba fenice, e questo non deve essere considerato un dato negativo nella sua storia, ma un pregio per chi ci ha creduto a livello dirigenziale ed a livello di tifoso. Non è giusto girare il coltello nella piaga … orse l’assenza di informazione fa si che questo sport venga considerato di nicchia nel complesso mondo degli sport, perché oggi l’Hockey in Italia è solamente centrale a Follonica, Viareggio,Valdagno, Breganze, Sarzana, Molfetta, Giovinazzo … tutto qui? Non abbiamo forse dimenticato altre realtà che stanno subendo la crisi economica attuale (perché questo è uno sport che ha bisogno di fondi) ma che hanno fatto la storia di questo sport a livello nazionale, europeo e mondiale ed ancora esistono, vivono e stanno cercando di rinascere seguendo i crismi dello sport quindi con la ricerca di risultati e prestazioni per tornare in alto? Le Regioni in cui questo sport viene praticato a livello agonistico (quindi partecipanti a campionati predisposti dalla Lega Hockey e dalla F.I.H.P.) risultano essere Friuli, Veneto, Lombardia, Piemonte, Liguria, Toscana, Emilia, Abruzzo, Lazio, Campania, Puglia, Basilicata… aggiungiamo allora Torino, Novara, Vercelli, Modena, Reggio Emilia, Grosseto, Prato, Gorizia, Monza,Seregno, Salerno, Matera, Pordenone,Bassano del Grappa, Pescara, Roma ed altre realtà, seppur non eccelse per ora, ma che danno la vera sensazione di un movimento non tanto di nicchia, ma forse troppo povero (economicamente) per rimettersi oggi in carreggiata con città di grossa categoria. Oggi, forse anche per scelte sbagliate di programmi da parte degli organi ufficiali, vivono meglio le piccole realtà e questo non deve sminuire un movimento che ha mancato, sino a qualche tempo fa, nel farsi conoscere al grande pubblico, e quando ne ha avuto la possibilità (Europei e Mondiali in Italia) ne ha sempre tratto dei benefici.Non si può disconoscere il risultato ottenuto dall’Hockey lodigiano in questi ultimi 40 anni: 1 scudetto, 1 coppa Italia, 1 Coppa CERS (Europea), 1 Coppa Coppe (Europea), 1 finale di Coppa Campioni con il Barcellona, 3 finali di Coppa Coppe, 1 finale di super Coppa Europea, 4 finali di Coppa Italia, 1 finale di super Coppa Italiana, alcuni scudetti a livello giovanile. Nemmeno possiamo disconoscere i luoghi dove l’hockey lodigiano ha scritto le sue pagine ed il suo nome (così come fece Napoleone sull’Arc du Trionphe) negli annali europei: Barcellona, La Coruna, Vigo, Oporto, Lisbona (Benfica), Lisbona (Sporting Lisboa), Londra, Bordeaux, Parigi, Oeiras, Montreux, Ginevra, Walsum, Ramstadt, Monchengladbach ed altri piccoli centri in cui il nome di Lodi ha scritto pagine di storia sportiva irripetibili per squadre e/o equipe. Vorrei inoltre ricordare che nell’albo d’oro del campionato Italiano le città che dal 1922 si sono fregiate dello scudetto tricolore sono state sino al 2010 Pola, Milano, Trieste, Novara, Monza, Modena, Breganze, Trissino, Giovinazzo, Lodi, Reggio Emilia, Vercelli, Seregno, Prato, Bassano del Grappa e Follonica. Questo lungo elenco di luoghi altro non vuol essere che la dimostrazione della realtà dei fatti di uno sport che, volenti o dolenti, dobbiamo riconoscere da 40 anni a questa parte presente nel bene e nel male a livelli nazionale, europeo ed anche mondiale, di più non gli si può chiedere; Lodi ha avuto una storia sportiva importante in anni passati, c’è da riconoscere il passato! Ma il presente sportivo di Lodi è da identificare proprio con quel bastone e quella pallina. L’omino non è quello con il bastone… l’uomo sportivo vero deve avere il coraggio di riconoscersi nella premessa...Sempre disposto a confrontarmi con chi di diversa convinzione rimane.
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