Non possiamo diventare il rifugio di chi non lavora

Gent.mo Direttore,ho sentito il desiderio di esprimere alcune riflessioni dopo aver letto l’articolo del g.3 i Ottobre intitolato “La Scuola tra buone e cattive notizie”. Il Preside Dott. Corrado Sancilio afferma quanto segue: • Insegnare significa “lasciare un segno” • La Scuola è una delle principali istituzioni che influenzano la crescita di un ragazzo... Sono pienamente d’accordo su entrambe le affermazioni poiché ho insegnato per 42 anni, desidero tuttavia fare le seguenti considerazioni. Non mi sembra così brutta la notizia che entro il 2015 si sistemeranno 150.000 tra docenti e non. Ne nasce la preoccupazione per l’inesperienza e preparazione professionale dei sopracitati. Caro Preside non è forse vero che anche ora ce ne sono tanti di docenti impreparati e che si limitano a “spiegare la lezione” e tutto finisce lì ? Non è forse vero che ci sono tanti docenti assenteisti? Non è forse vero che molti insegnanti mai si mettono in discussione anche se dopo vari compiti in classe “magari di matematica” solo 3 ragazzi su 28 prendono la sufficienza. Gli altri 25 sono tutti ignoranti o è il professore che non è in grado di far raggiungere gli obiettivi? Per fortuna comunque ci sono tanti bravi insegnanti ed è per questi che la SCUOLA va avanti nonostante tutto! Il problema vero è che per lo Stato lavorano tutti: “asini e buoi”. Anni fa son passati di ruolo e con il voto politico e dopo concorsi vari, insegnanti incapaci, insegnanti che non parlavano correttamente l’italiano, insegnati di sostegno che erano da sostenere loro stessi, insegnanti che seguivano alunni con difficoltà linguistiche quando loro stessi erano balbuzienti!!! E ancora… forse sono i neo laureati i bravi insegnanti che spesso peccano di presunzione e non accettano consigli? INSEGNARE prima ancora di essere un lavoro è una missione che richiede pazienza, comprensione, condivisione, umiltà, collaborazione, esperienza e competenza. I docenti non stilano bilanci, statistiche, non hanno a che fare con formule complesse ma lavorano con persone umane ognuna delle quali ha la propria personalità. Proprio perché la Scuola è un’istituzione che influenza la crescita di un ragazzo merita che all’interno operi del personale selezionato e se si vuole i mezzi ci sono per poterlo fare! Questo vale anche per i così detti Collaboratori Scolastici. Anni fa erano veri collaboratori, sempre attenti e pronti alle esigenze degli alunni e della Scuola. Ora sarebbe meglio chiamarli semplicemente bidelli. Come può lo Stato accettare che in una Scuola su 12 bidelli 9 non possano svolgere determinate mansioni come spostare tavolini, lavare pavimenti, ecc. lasciando tutto il carico sui pochi coscienziosi! La Scuola perché statale è il rifugio di chi non può o non vuole lavorare? Mettiamoci una mano sulla coscienza: non saranno certo i 150.000 che faranno la differenza ma è il sistema che deve essere cambiato se vogliamo che la SCUOLA faccia un salto di qualità e lo dice chi ci ha lavorato per 42 anni! Cordiali saluti

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