Non possiamo mantenere l’Italia intera

Il pre e dopo Pontida ha scatenato un acceso dibattito politico che, come sempre, ormai da anni ruota intorno alla Lega.

Ruota intorno a noi poichè, mi si consenta un po’ di sano orgoglio, siamo l’unico movimento politico che in questi anni ha tentato di cambiare uno stato che oggi, dopo innumerevoli avvisaglie da noi lanciate, non regge più.

A novembre scorso i sondaggi ci facevano ruotare in una forbice che tra il 12 ed il 14%, dato che mai avevamo raggiunto prima neanche attraverso le “intenzioni di voto”.

Segno che in quel momento il ‘vento’ tirava dalla nostra parte ma segno anche che il lavoro fatto dai Ministri era passato come una conferma di ciò che avevamo speso nella campagna elettorale del 2008.

La sconfitta del centrodestra milanese e l’offuscata immagine del premier ci hanno ‘trascinato’ in un malessere generale.

Se l’analisi fosse questa sarebbe riduttiva ma anche poco lungimirante, pur vere le cose suddette e confermate anche da una comunicazione mass-mediatica che sino all’arrivo del giorno di Pontida si è basata solo su questi due argomenti.

Torno al novembre scorso facendo alcuni passaggi senza entrare nel dettaglio: partiamo da colui che in quel momento era definito il miglior Ministro della storia repubblicana, per noi ovviamente ancora lo è.

Maroni, oltre ad aver fermato gli sbarchi di clandestini, aveva iniziato respingimenti ed espulsioni, inserito il reato di clandestinità, ottenuto tangibili risultati nella lotta alla criminalità organizzata, dato ai sindaci l’opportunità di ‘ordinare’ specifiche risoluzioni-sicurezza nei propri comuni ecc ecc...

Calderoli è riuscito a tagliare migliaia di inutili leggi, ha tagliato il numero delle componenti di cda e amministrazioni pubbliche, tagliato inutili enti ecc ecc.

Bossi ha attivato la riforma federale dello stato, un iter legislativo complesso ma assolutamente partito e che rispetta la calendarizzazione pattuita, con applicazioni evidenti prodomiche alla riforma della riforma (su tutte cito l’obbligo da parte delle regioni di rientrare dai ‘buchi’ di bilancio).

Potrei citare e dettagliare migliaia di esempi del lavoro fatto, lavoro e proposte che si scontrano con la ‘casta centralista’, con i poteri forti che gestiscono inoltre gran parte della comunicazione, a volte le ‘corti’ che bocciano i provvedimenti di Maroni ecc ecc.

Tutto ciò non deve essere una giustificazione rispetto alle innumerevoli richieste di spiegazione che ci arrivano anche e soprattutto dai nostri tesserati.

Nessuno può dimenticare il tanto lavoro che si è fatto, nel rispetto, lo ribadisco, delle promesse elettorali.

La sconfitta milanese, l’impatto delle questioni giudiziarie del premier, l’arrivo dei profughi conseguenti alla guerra in Libia (Maroni l’aveva detto!!!) ma soprattutto la crisi economica ed occupazionale fanno in modo, naturalmente, che le identità partitiche o i dibattiti politico-programmatici siano cancellati dalla richiesta di aiuto di migliaia di famiglie, alle quali dobbiamo risposte, ripeto dobbiamo risposte.

Nessuno però può dimenticare quanto la Lega ha fatto, sta facendo e sicuramente farà, ovvio è che non siamo disposti a sostenere situazioni eticamente insostenibili, l’abbiamo già dimostrato con la storia dei ‘rifiuti di Napoli’ e con il decreto che diminuisce il rifinanziamento delle cosiddette ‘missioni di pace’ (con le bombe) riportando finalmente a casa 2000 dei circa 10000 soldati impegnati, un passo alla volta ma tutti a casa perché i nostri soldati ce li abbiamo bisogno anche qui.

Passiamo al dunque.

In questo periodo si discute della manovra finanziaria, una manovra lacrime e sangue si ma tampone.

Giusto utilizzare il termine ‘tampone’ poichè oggi si sta concretizzando ciò che noi andiamo a dire da tempo e a cui troviamo soluzione attraverso l’applicazione del federalismo fiscale che oggi si legifera ma che verrà applicato non prima del 2015-2016.

Se ad oggi il federalismo fiscale non è applicato ovvio è che la gente non ne senta i benefici, il percorso è lungo, ci vuole abnegazione e pazienza ma noi non molliamo di certo, di certo non molliamo!

Cosa oggi è più evidente?

L’italia è un paese che dalla nascita della repubblica è gestito facendo ‘debito pubblico’.

L’abituare i cittadini (ovviamente non sto parlando dei padani) ad un livello di vita che mai si sarebbero potuti permettere se non attraverso il continuo assistenzialismo, oggi viene confermato nei numeri.

L’unione europea indica all’italia l’obbligo del pareggio di bilancio (costi=entrate) evitando di fare ulteriore debito pubblico, pareggio di bilancio richiesto entro il 2014.

Si susseguiranno per cui ‘manovre finanziarie’ nell’ottica di conseguire quell’obiettivo.

Si dice erratamente spesso che la coperta è corta, la verità è che per ottenere quel risultato non c’è coperta!

La crisi ha portato ad una situazione occupazionale molto difficile, dovremmo addentrarci anche sulle delocalizzazioni o sulla scelta di multinazionali anche sul nostro territorio.

La gente fa fatica ad arrivare a fine mese ed allora si chiede come mai al di là delle minacce, delle speculazioni finanziarie o al di là delle indicazioni UE si faccia così fatica in un territorio come il nostro che da sempre è stato produttivo.

La Lombardia supera il PIL della Germania, da sola sarebbe la terza potenza UE e l’undicesima del mondo....

Allora perchè???

L’applicazione del federalismo fiscale consentirà di mantenere tasse e risorse nei territori dove esse vengono prodotte, di ciò ovviamente beneficeremo noi padani che da sempre lavoriamo e produciamo dando linfa e pragmatismo al modello lombardo e costringerà il sud meno virtuoso a sistemarsi poichè non potrà più in futuro chiedere inutile ed ingiustificato assistenzialismo.

Ma basterà tutto questo?

La verità è che questo è un paese diviso per modo di vivere, per senso civico, per mentalità, per tradizioni culturali, per senso del dovere, per rispetto delle regole, per produttività ecc ecc.

Uno dei due paesi, la Padania appunto che proprio per questo già esiste, paga da sempre il triplo di quello che dovrebbe pagare e lavora il doppio per mantenere un altro paese che guarda anche con un po’ di ‘ghigno’ i tanti sacrifici che i nostri nonni o i nostri genitori hanno fatto.

La crisi economico-occupazionale e le richieste della UE hanno fatto in modo che oggi i padani tutti si chiedano dove vanno a finire i loro soldi.

Il fondo perequativo dello stato italico è partecipato da circa il 35% dai soldi dei lombardi che, sino all’applicazione del federalismo fiscale, vanno a ripianare i buchi di bilancio ed agli sprechi incredibili di alcune regioni meridionali.

L’obbligatorietà inserita dalla Lega Nord di avere bilanci regionali a pareggio costringono i governanti del sud a far pagare i loro concittadini regionali che prima mai avevano tirato fuori una lira e poi un euro.

Avremo il tempo di arrivare all’applicazione del federalismo fiscale nonostante le indicazioni della UE ed il conseguente tampone che qualsiasi governo sarebbe costretto a fare?

Non lo sappiamo, di certo oggi si dimostra con i dati ciò che noi da sempre diciamo: questo è un paese unito sulla carta ma non nei fatti e non è più possibile che un pezzo di paese mantenga l’altro pezzo, non è più possibile perchè noi non ce la facciamo più, la gallina oggi le uova non le fa più... finite-stop.

L’unica soluzione è il federalismo fiscale, la cui applicazione va accelerata quanto più possibile, se no non saranno i barbari ‘secessionisti’ della Lega a chiedere le giuste autonomie ma sarà il ‘non arrivare a fine mese’ dei padani tutti che provocherà un ‘adesso basta!’.

Non sarà più possibile a breve chiedere ai Padani di continuare a mantenere l’Italia, applicazione del federalismo fiscale quanto prima se no ci troveremo di fronte ad una naturale sana conseguenza.

Chi oggi denigra e ostruisce l’accelerazione del federalismo fiscale provocherà una naturale divisione del paese rendendola ufficiale.

Noi lottiamo per sistemare le cose e per dare ai padani ciò che è loro da sempre e ciò che loro producono, continuiamo a farlo anche contro tutti... la storia dimostrerà anche ai più scettici di quanto Umberto Bossi aveva visto avanti.

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