Non possiamo rimanere prigionieri della paralisi

Gent. Direttore, l’editoriale che ha firmato e pubblicato il giorno 7 maggio scorso sulle pagine de “il Cittadino”, ha certo fatto emergere con sapienza e maestria la vera essenza del popolo lodigiano.

I fatti che ultimamente coinvolgono la città, purtroppo dipingono un quadro che certo, non rispecchia una realtà cittadina. Ha certo ragione, quando dice che Lodi “è altra cosa”, ci sarebbe da aggiungere, anche i lodigiani sono altra cosa. Non è certo quella in cui i soliti, già apostrofati “furbetti del Quartierino” credendo di essere intoccabili hanno fatto balzare alle cronache nazionali e in maniera negativa, tutta la città. È una storia che si ripete, Di nuovo siamo alla ribalta, considerati abitanti di una città dove il malaffare impera. Io dico basta. Mi rifiuto di appartenere ad una città dove, chi amministra “la cosa pubblica” la considera ad uso e consumo personale. Non credo che i lodigiani meritino questo.

Oggi ci troviamo in una condizione veramente disastrosa, abbiamo un’amministrazione decapitata al vertice e che nonostante tutto cerca di resistere agli eventi, aggrappata alla poltrona, come un morente cerca di aggrapparsi alla vita. Purtroppo però sappiamo che la vita prima o poi finisce.

Certo la città non può restare schiava di questa impasse che blocca la vita sociale e amministrativa. Adesso bisogna pensare come alzare la testa e, con rinnovato slancio, ripartire, cercando di riscattare quella dignità sociale che per certi versi, negli ultimi anni, è stata negata. Allora eliminare quel filo che ha legato verosimilmente i vari eventi che, se pur in periodi diversi, si sono succeduti in città, dev’essere prioritario e indispensabile affinché Lodi possa ripartire con slancio e vigore sociale.

Politicamente, abbiamo vissuto gli ultimi anni come in un limbo. Commistioni politiche e intrighi gestite da eminenze grigie o accordi presi in maniera subdola alle spalle dei cittadini, non hanno certo dato onore alla vita politica cittadina. La storia recente, con i vari salti da quaglia, ha fatto perdere alla città la dignità politica. Una dignità che deve essere alla base di un’amministrazione sana e trasparente. Passare da una compagine politica all’altra, solo per poter banchettare alla tavola dell’imperatore, non sembra essere cosa proficua ai fini di un buon governo, che dev’essere sempre e solo espressione della volontà dei cittadini. I risultati e quello che ne è scaturito, sono sotto gli occhi di tutti. Oggi Lodi, città abbandonata a se stessa e con rappresentanti privi di qualunque statura politica, ha bisogno di un sindaco nuovo.

Il “Re di Lodi”, ora di Roma, si decida quindi a designare il successore. Un successore che abbia uno spessore culturale importante, e che possa lavorare per il bene della città. Un uomo che non senta il bisogno di vivere di politica al punto di usarla per scopi personali. Uno capace di svolgere il proprio ruolo di rappresentante, in maniera trasparente, libero da vincoli e al di sopra delle parti. Distante anche dalle dinamiche politiche attuali, quelle politiche che negli anni, appunto con i vari cambi di bandiera, hanno portato la città ad essere lontana dai normali canoni di sviluppo culturale sociale ed economico. Grazie.

© RIPRODUZIONE RISERVATA