Caro Direttore, gentili lettrici e lettori. Chiedo ospitalità nel Vostro, e nostro, prezioso spazio delle lettere al giornale, per affrontar una questione che coinvolge il nostro territorio, visto da chi maggiormente sta subendo le conseguenze drammatiche di questa crisi: le lavoratrici e i lavoratori dipendenti. Fino a qualche mese fa chi era disoccupato, non potendo accedere agli ammortizzatori sociali ordinari (cassa integrazione; mobilità; indennità di licenziamento), straordinari (cassa integrazione; strumenti di sostegno al reddito) o in deroga (cassa integrazione; mobilità), aveva, se residente nella Provincia di Lodi, un ammortizzatore sociale quale il Fondo di Solidarietà Anticrisi. È bene precisare che il non trovarsi nelle condizioni di accedere agli strumenti sopra citati, riguarda esclusivamente la natura del posto di lavoro perso, collegando esclusivamente al caso, o alla fortuna, la possibilità di goderne.
Certo il fondo anti crisi non risolveva tutti i problemi, ma garantire 400 euro per 9 mesi a una lavoratrice o un lavoratore senza occupazione era meglio che uno schiaffo sul muso (cosa alla quale sono relegati oggi i disoccupati…). È bene ricordare che l’entità e la durata dipendevano esclusivamente dalla disponibilità delle risorse, garantendo, comunque, una platea di qualche centinaia di disoccupati, giusto per non rendere il sostegno solo a poche famiglie. E se si fossero fatti tutti gli sforzi necessari per convincere i soggetti economici del nostro territorio a sostenere capillarmente il fondo alimentandone le entrate, si sarebbe potuto fare di più. Non dico non si sia fatto nulla, dico si è fatto troppo poco. Così, la carenza di risorse ha motivato la chiusura del fondo e la sua trasformazione, che, oggi, regala solo soldi alle imprese che in questa fase di crisi riescono ad assumere. Se lo fanno non è certo per quei pochi euro di incentivo alle assunzioni previsto dall’attuale fondo.
Cari Campagnoli, Uccellini e Bolognesi (d’ora in poi Domenico, Mario e Tino, visto che ci diamo del tu) non è forse ora di prendere coraggiosamente la decisione ti togliere la firma dall’accordo che ha costituito l’ultima versione del fondo, e tornare a costruire uno strumento che dia soldi ai disoccupati (parliamo oggi di 450 mila euro all’anno!) invece di continuare a regalarli alle imprese che non ne hanno bisogno? A quell’esercito di disoccupati che nella Provincia di Lodi ha superato abbondantemente quota 13 mila, con quasi 11 mila di questi senza nessuna , dico NESSUNA integrazione al reddito. Siamo di fronte ad un dramma sociale dalla portata incommensurabile.
Se così non fosse, caro Mario, che bisogno c’era di andare sui giornali invitando le imprese ad approfittarne, sollecitando gli enti locali a convocare le imprese del territorio ed informarle dello strumento (cosa fatta, mi risulta, da poschissimi)? Caro Tino, nella palude della crisi, che Monti, Merkel, Hollande, Cameron, Obama, Draghi, Barroso, Bersani, Berlusconi, Casini, Vendola, Grillo, stanno affannosamnete tentando di bonificare, tentativo disperato e fino ad oggi vano (lo spread cresce, la liquidità immessa non serve come controtendenza, l’abbattimento dei debiti sovrani produce la descrescita del PIL; ci mancherebbe solo un’inflazione galoppante generata dall’uscita dall’euro!), in cui tu vedi come unici spiragli del nostro territorio le opportunità offerte da l’Oreal, Decathlon e ICR: credi che queste 3 realtà vengano qui per il fondo? Non credo proprio, temo nemmeno lo conoscano! Con questa mia, mio malgrado, farò un po’ di pubblicità ma pazienza. Caro Domenico, nella CGIL che dirigi i “mal di pancia” sul tema sono notevoli e li conosci. Cosa serve ancora per convincerti?
In questa fase di crisi in cui chi lavora è povero, ed è aberrante, non possiamo più permetterci di perdere la più piccola risorse che possa andare ai lavoratori disoccupati. Serve il fondo come lo abbiamo conosciuto, serva ogni sforzo per reperire le risorse, senza escludere l’eventuale, necessaria, mobilitazione.
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