Gentile Direttore, leggendo le righe pubblicate sul suo giornale il 9.5 u.s. che riassumevano il mio pensiero su vicende della politica lodigiana, sinceramente mi sono poco riconosciuto e così il mio pensiero; non perché non veritiere, ma perché non rappresentavano appieno il percorso intellettuale che le ha prodotte. Spiego: la conversazione era nata commentando le mie vicende elettorali che mi hanno sempre dato grosse soddisfazioni, così anche l’ultima volta dove, con altri amici, abbiamo dato vita alla lista civica più votata di sempre a Lodi, ma che, anche se mi sentivo pronto, non mi ha dato le soddisfazioni che pensavo di meritare. Da qui a pensare che la politica, nelle nomine, difficilmente è meritocratica il passo è breve, se poi si pensa che le attività professionali di ognuno poco o nulla incidono negli incarichi assessorili allora si capisce che sono frutto, legittimamente, di logiche partitiche che sfuggono agli elettori, soprattutto quando al nome non corrisponde la dovuta conoscenza del settore che si viene chiamati a gestire. Ed il punto è proprio questo, perchè un amministrazione che in alcuni settori ha fatto del «il meglio» il proprio credo quando deve affrontare i problemi del commercio non ha mai progetti, idee, genialità che siano all’altezza delle altre iniziative ? Un’amministrazione che per donare alla città la splendida biblioteca si è affidata ad un grande architetto, idem per rifare i Giardini, che per farci il Calicantus ha ottimizzato l’idea di chiringuito portata in città nel 2006 dal più grande ideologo di locali del mondo, un’amministrazione che è ormai un esempio per la cura dell’ambiente, che ha successo anche nelle attività culturali, come mai la stessa amministrazione nei precedenti 5 ed in questi 2 anni di attività mai ha mostrato la stessa attenzione verso i problemi del commercio ? Per rilanciare il settore è necessario porne alla guida chi ha contatti con quel mondo parlandone la stessa lingua, chi vive a contatto con la gente e ne conosce abitudini ed esigenze, chi ha in mente il proprio lavoro da quando si sveglia a quando si addormenta, chi vive di commercio, di artigianato, chi sa come fare per far coincidere le esigenze di proprietà, collaboratori e clienti, di chi insomma ne capisce. Per questi motivi ritengo che la nomina di un «tecnico», come lo avete definito, tale debba essere; è inaccettabile la nomina di un «tecnico» se chiunque ne venga a contatto, dai commercianti ai funzionari o collaboratori comunali, ha la certezza di saperne di più; un «tecnico» che sicuramente, e questa è un’altra prova, negli incarichi che coinvolgono la sua sfera professionale non corre questi rischi perché competente; si finisca poi di pensare ai commercianti come persone interessate solo ai propri interessi, in perenne lotta con gli scontrini, con una cultura provinciale e gretta, perché non è così; si cerchi in quel settore chi ha cuore, cervello ed anche la terza «C», che non è una classe, che abbia idee, competenza e che ne conosca il «linguaggio», allora sì che questo esercito si rimetterà in moto con nuovo entusiasmo e coraggio !!! D’altra parte: «tratta con chi ne ha e parla con chi ne sa».
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