Questa mattina il giornale ha pubblicato un breve articolo sul ritrovamento di un cadavere a Codogno nel cortile di una casa abbandonata. Iniziali, era straniero, autopsia, indagini... il solito rito. Poi, leggendo online, anche qui il «solito» commento, di una bella mente che si firma gmsport65: «Non starei a sprecare tempo e soldi: uno in meno sul nostro territorio». Era un rumeno, una bella persona, lo chiamavamo «il poeta», al centro d’ascolto e alla mensa di via s.Giacomo, dove abbiamo avuto modo di conoscerlo e di apprezzarne la sensibilità. In primavera arrivava spesso con piccoli mazzi di fiori, composizioni con foglie prese alle siepi: diceva; «colgo solo quelli che sporgono dalle cancellate», e ce li offriva. Ci ha addolorato profondamente questa perdita, perché spesso queste persone si assentano anche per lunghi periodi, ma poi, quando tornano, è come se fossero tornati a casa, perché li ritroviamo volentieri, e così anche per loro è ritrovare degli amici. Questa volta non potremo più aspettare Nicolae. Quello che più ci colpisce è la morte in solitudine, magari aggredito, comunque in modo così disumano. Mi veniva in mente la poesia di Primo Levi che apre il libro sulla shoà “Se questo è un uomo”:Voi che vivete sicurinelle vostre tiepide case,voi che trovate tornando a serail cibo caldo e visi amici:Considerate se questo è un uomoche non conosce paceche lotta per mezzo pane“.Vorrei ricordare a chi leggerà queste righe, che forse non sarà lui l’unico caso di questo inverno che sta per iniziare. La crisi sta facendo aumentare in modo preoccupante il numero delle persone che si rivolgono ai centri caritas per mangiare, ma soprattutto per trovare un letto per dormire la notte e fino ad ora i posti disponibili non bastano per tutti, ed è straziante davvero dover mandare via ogni sera persone che chiedono quello che è quasi ovvio per noi, che ogni giorno sappiamo che troveremo una casa, un pasto caldo, aiuto per ogni nostra necessità e, soprattutto, volti amici. La crisi morde, lo sappiamo, nessuno è del tutto garantito rispetto al futuro, e allora perché voltare la faccia, perchè giudicare, spesso senza conoscere, perchè negare un aiuto? Papa Francesco ha invitato la Chiesa a mettere a disposizione ciò che ha, a condividere, a dare una casa a chi non ce l’ha. Ma la chiesa non siamo forse noi?
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