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Martedì 13 Settembre 2016
Profughi, non è così che si gestisce una grave situazione di emergenza
Un bambino di pochi mesi, solo, su un giaciglio improvvisato a terra. Questa è la scena che si è parata di fronte agli occhi dell’Amministrazione Comunale di Pieve che questa mattina si è recata assieme all’ASL presso la villetta individuata dalla Prefettura di Lodi per ospitare 11 profughi.Per dovere di cronaca, la vicenda va riassunta: un mese fa era stata condotta una valutazione in merito al fatto se Pieve potesse essere considerata adatta a ricevere profughi, se ci fossero strutture ricettive adeguate. La risposta da parte della Prefettura era stata negativa. Oggi invece, senza alcun preavviso, i profughi ci sono: la telefonata in cui si è data comunicazione verbale dell’arrivo dei profughi ha preceduto di due sole ore il loro effettivo arrivo. La villetta in cui sono alloggiati non è adeguata per contenere 11 persone, diverse sono le irregolarità che emergono a prima vista, dalla presenza di un solo bagno agibile (per 11!) al piano cucina che non è provvisto di termocoppia e canna, per citarne un paio. Ad aggravare le cose, la presenza di due distinti soggetti giuridici, dal momento che la cooperativa aggiudicataria del bando non è la stessa che si è presentata a gestire l’accoglienza, a lasciar intendere che quanto meno si tratta di una situazione di subappalto e subaffitto, che di per sé, a nostro avviso, sarebbero già motivo sufficiente per invalidare l’assegnazione del bando. Tornando alle condizioni che abbiamo potuto verificare durante il sopralluogo, come Amministrazione non possiamo accettare di trovare un bambino di pochi mesi lasciato solo a terra su un giaciglio, né un’anziana non assistita lasciata sola in casa con la febbre. E ancora: per ogni profugo ospitato lo Stato versa 35 euro al giorno. 35 euro al giorno, per 11 persone, per 30 giorni mensili fa una cifra di 11.550 euro. Detratte poche centinaia di euro al mese per l’affitto della villetta ne restano comunque oltre 10.000 al mese per gestire l’accoglienza e l’integrazione. Rispetto a quanto abbiamo potuto constatare con i nostri occhi, riteniamo che una percentuale esigua di questi soldi sia in realtà destinata ad attività legate all’accoglienza. Ci chiediamo quindi dove vadano a finire tutti questi soldi, quale parte sia destinata alle effettive esigenze e al vitto di queste persone e quanta parte invece resti nelle tasche della cooperativa, o meglio, delle due cooperative che apparentemente gestiscono la partita. Questo è business, non è accoglienza, non c’è dignità umana in quanto abbiamo visto. Da persone di coscienza quali siamo, la nostra dichiarazione è unica: non possiamo né intendiamo renderci complici di una situazione del genere! È evidente che le condizioni di assistenza garantite dal soggetto assegnatario del bando sono già ampiamente disattese. Non intendiamo tollerare situazioni di degrado e disagio, sperimentate soprattutto sulla pelle di persone in difficoltà. Non è così che si gestisce una situazione di emergenza, riteniamo la Prefettura di Lodi responsabile di questo scempio, per aver gestito con superficialità la vita di queste 11 persone, quasi fossero solo un numero di cui liberarsi al più presto, allocandole in modo sbrigativo e senza alcun controllo, scaricando sulle spalle di Comuni come il nostro la gestione operativa. Attendiamo in merito risposte puntuali da parte della Prefettura e contemporaneamente chiediamo l’annullamento del progetto o, quanto meno, un ridimensionamento, se non altro al fine di rispettare l’idoneità alloggiativa imposta dalla legge.
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