
Era l’ultima domenica di aprile ed il mio amico Angelo terminava la sua partita di scopa d’assi con alcuni compagni: io sempre presente come arbitro per le varie battute e Piero che si confermava il più forte e anche stavolta aveva fatto “napoleone” a tutti.Accompagno dunque Angelo a casa e così rivedo il mio quartiere a Lodi. Ci incamminiamo fino a dove si svolta in via Padre Granata ma poi proseguiamo fino alla via che conduce al ristorante Isola Caprera. Qui anni fa la domenica si ballava e una volta arrivò anche la famosa cantante Mina con la sua orchestra. Mina conobbe quella volta Bruno Peroni, famoso e bravo ballerino di boogie woogie e di rock-and-roll, soprannominato “Sei”. Quando Mina gli chiese il significato di quel soprannome, Peroni rispose: “Cinque più uno è uguale a sei”. In quel periodo a Lodi c’erano tanti altri uomini con la passione del ballo: Stanghellini, Boienti, Bossi, per non dimenticare anche il bravissimo Mario Ceresoli che in piscina comunale perse la vita tuffandosi dal trampolino. Mi ricordo che guidava una Lambretta. Sua mamma aveva una vendita di fiori in piazza del Duomo angolo via Incoronata: gli amici del figlio, in suo ricordo, le davano una mano il sabato e la domenica.Dal lato sinistro del ristorante c’è un cancello passando il quale si arrivava al campo delle lavandaie, sempre pieno di fili stesi e pali a sorreggerli e tanti tanti panni al sole ad asciugare. Una signora stava chiudendo il cancello ma mi fece passare. “Vado verso Revellino - le dissi -. Si ricorda cosa c’era qui?”. Mi rispose di sì e mi sovvenne che abitava alla Maddalena, il rione avversario del Borgo. “Il cancello viene chiuso – aggiunse – perché vengono commessi vandalismi”. Il mio pensiero torna alla domenica, quando per tutto il pomeriggio le donne giocavano a tombola lungo il muro di recinzione del campo dell’Azzurra, in attesa che i panni asciugassero. Noi ragazzi, dalla parte opposta, gridavamo dei numeri per farle sbagliare; a volte si accorgevano e ci facevano scappare. La domenica sera era il ritrovo delle coppiette e noi andavamo a disturbare, lanciando avvertimenti: “Guarda che ghe la disi a to mama…”, “Guarda che ciami to papà…”, e poi via di corsa.Ripasso sempre dal Borgo Adda e nelle vie della Maddalena in diverse ore della giornata e le trovo sempre deserte. Ripenso a quante persone ci abitavano, ogni portone era aperto, i panni stesi sui balconi e sulle ringhiere, i loro colori davano un gran senso di vita.Passando dal Borgo trovo sulla porta di casa Ennio G., un amico dai tempi dell’oratorio, e lo saluto con piacere.A quei tempi, quando si andava in via Vistarini alla sera, si incontrava la ronda militare e i soldati in libera uscita, la pattuglia che partiva a piedi per andare al deposito munizioni situato a Campo Marte, dopo il ponte. Penso che una presenza in questi tempi di militari (uomini e donne) in città darebbe un po’ di sicurezza e di ordine alla nostra vita che è cambiata in senso negativo, con molta amarezza anche a causa di tutto quello che si sente e si vede alla televisione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA